Chiusa la Medicina di Pontremoli per ospitare un reparto Covid

Il dott. Giuliano Biselli, direttore sanitario del NOA: “Il resto dell’ospedale continua ad operare in piena sicurezza”

L'ingresso dell'ospedale di Pontremoli
L’ingresso dell’ospedale di Pontremoli

Dunque da qualche giorno nell’ospedale di Pontremoli è funzionante un reparto per pazienti affetti dal Covid-19, il virus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero e che in questa seconda ondata sta mandando in crisi anche il servizio sanitario toscano. Una scelta quella di liberare e “blindare” il piano destinato alla degenza di Medicina che continua a far discutere in tutto il territorio.

“Dalla direzione dell’Azienda ho avuto l’incarico di attivare un reparto Covid a Pontremoli, nel solo piano che ospitava la Medicina, organizzandolo in piena sicurezza e con l’obiettivo di dare un po’ di sollievo al NOA dove la tensione è altissima, dove ci sono già cento pazienti ricoverati e la Terapia Intensiva ha raggiunto il limite”. Così il dott. Giuliano Biselli, direttore sanitario del Nuovo Ospedale delle Apuane ci illustra la scelta della ASL Toscana Nord Ovest di chiudere la Medicina di Pontremoli per far posto ad un reparto Covid. A tempo di record l’input aziendale è stato trasformato in realtà e nel giro di pochi giorni, ribaltando così la strategia che era stata adottata nell’ondata di pandemia di primavera quanto il NOA era l’unico ospedale della provincia apuana ad ospitare malati affetti dall’infezione e gli ospedali di Pontremoli e Fivizzano erano impegnati a sopperire svolgendo mansioni sanitarie alternative che vi erano state dirottate. A Massa, nella primavera scorsa, erano stati destinati duecento letti al ricovero dei pazienti Covid, ma questo aveva imposto di fermare gran parte dell’ospedale, rinunciando ad interi reparti per reperire spazi e personale medico e infermieristico, dirottando altrove pazienti che necessitavano di prestazioni chirurgiche, ortopediche, oncologiche etc. Questa volta la scelta dell’ASL è invece quella di far convivere il reparto Covid con gli altri per non interrompere quell’operatività urgente che continua ad essere richiesta.

Giuliano Biselli, direttore sanitario del NOA
Giuliano Biselli, direttore sanitario del NOA

E la scelta è caduta sull’ospedale di Pontremoli dove, da questa settimana, il reparto di Medicina non è più operativo: le persone che vi erano ricoverate sono state trasferite a Fivizzano e a Massa e l’intero piano riorganizzato per ospitare fino ad un massimo di 14 posti letto Covid. Biselli spiega che vi saranno trasferiti dal NOA solo pazienti già ricoverati non in gravi condizioni, stabili e per i quali è in vista la possibile dimissione. Il direttore sanitario nega che ci siano problemi di sicurezza per il resto dell’ospedale pontremolese: “Il reparto Covid di Pontremoli è completamente blindato, abbiamo svolto più sopralluoghi e verificato che ci sono tutte le garanzie di percorsi separati, come e più che al NOA. Abbiamo messo in atto tutte le precauzioni del caso e organizzato il tutto in modo da garantire la massima sicurezza”. Biselli assicura che, a parte la Medicina – il cui personale medico e infermieristico si occuperà da ora in poi dei nuovi pazienti adottando tutte le precauzioni del caso – il resto dell’ospedale continuerà a garantire tutte le altre prestazioni nei reparti e negli ambulatori, compresi il Pronto Soccorso e la Terapia Intensiva che restano No-Covid.

Ma per l’Alta Lunigiana rinunciare ai 26 posti letto della Medicina di Pontremoli non è un sacrificio da poco: nella stagione invernale il reparto fa sempre registrare il “tutto esaurito” a causa della fragilità di una popolazione dall’età media avanzata, esposta più di altri all’epidemia influenzale e ad altre patologie. Quest’anno quanti dovranno essere ricoverati saranno dirottati a Fivizzano o a Massa a seconda delle indicazioni mediche.

Paolo Bissoli

Le reazioni della politica locale: il centrodestra compatto contro la scelta dell’Asl, varie sfaccettature nel centrosinistra

Il Sant’Antonio Abate è diventato ospedale–Covid: una rivoluzione che è maturata da un giorno all’altro. L’ordine di servizio sarebbe arrivato agli operatori sanitari nel tardo pomeriggio di sabato e già nella mattinata di domenica tutto si sarebbe compiuto: un intero reparto di medicina interna svuotato, i pazienti trasferiti presso altre strutture e da lunedì mattina attivo il reparto “medicina-covid”. Insomma in meno di due giorni il nosocomio pontremolese ha cambiato pelle con una decisione calata dall’alto e senza nessun confronto con il territorio.

Il sindaco di Pontremoli Lucia Baracchini
Il sindaco di Pontremoli Lucia Baracchini

La vicenda ha fatto scattare la tensione nel mondo politico locale che si è scagliato (per la maggior parte) contro la scelta operata dell’Asl, a partire dalla sindaca di Pontremoli, Lucia Baracchini “Sono davvero preoccupata e rammaricata per le scelte della Regione e dell’Azienda Usl circa la destinazione da dare all’ospedale di Pontremoli in questa fase di emergenza Covid. Lo sono sia per il metodo utilizzato per assumerle ed attuarle, sia per le conseguenze che potrebbero determinare”. La sindaca chiede che da Firenze arrivi presto “un urgente ripensamento e per questo mi sono rivolta direttamente al neo assessore regionale, sperando in un suo fattivo intervento affinché disponga di tornare indietro!”.

A dar manforte al sindaco di Pontremoli, si sono subito schierati gli altri sindaci di centrodestra della Lunigiana: Riccardo Ballerini (Casola), Filippo Bellesi (Villafranca), Renzo Martelloni (Licciana) e Matteo Mastrini (Tresana) che in un comunicato congiunto evidenziano come “La nostra idea è questa: sarebbe stato giusto mantenere e rafforzare a Pontremoli le prestazioni per tutte le specialità diverse dal Covid. Sarebbe stato utile destinare al Covid il vecchio Ospedale di Massa, su cui la Regione ha speso ingenti risorse”.

Ed il capogruppo di maggioranza, Jacopo Ferri sottolinea come il reparto di medicina non garantisca i necessari standard di sicurezza a pazienti ed operatori “i percorsi non sono differenziati tra pazienti Covid e non Covid, il personale di medicina è ridotto a 4 unità mediche, non c’è impianto di areazione e riciclo aria e c’è un solo ventilatore per 21 pazienti. Non ci sono filtri né zona di decontaminazione in uscita, solo 5 servizi igienici per tutti e 21 pazienti e pochissime docce per il personale sanitario”.

Enzo Manenti, il segretario provinciale del Partito Democratico
Enzo Manenti, il segretario provinciale del Partito Democratico

Se compatta e contraria alla scelta operata dall’Usl è la posizione del centrodestra, più variegata è quella della coalizione di centrosinistra. C’è chi, come il segretario provinciale Pd, Enzo Manenti, sottolinea la difficoltà del momento “Basta polemiche, ora il primo obiettivo è la salute dei cittadini. Per cui è evidente che il NOA non può essere messo in condizione di chiudere alle altre malattie e degenze (per malati oncologici, chirurgici, cardiologici) perché soffocato dall’arrivo continuo di malati Covid”. Ma, allo stesso tempo, “se si utilizzano altri ospedali come quello di Pontremoli per ospitare malati Covid, occorre garantire la totale sicurezza di tutti e la più completa funzionalità”.

Concetto condiviso dal gruppo “Praticamente Democratici” di Pontremoli “Dare uno sfogo temporaneo ma fondamentale all’attività complessa dell’Ospedale delle Apuane per garantire una risposta anche ai bisogni no-Covid dei cittadini, è l’unico motivo accettabile per questa scelta, quindi è doveroso in questo momento collaborare, ma questo non può ancora una volta passare sopra la testa di chi opera in prima linea come se niente fosse”.

Mentre boccia completamente la scelta il segretario comunale Pd, Francesco Mazzoni, “Portare 14 letti per pazienti Covid a Pontremoli non risolve i problemi ed espone il nostro ospedale al rischio di paralisi di altre attività: è una scelta irragionevole e incomprensibile”. (r.s.)