Celebrata in Cattedrale a Massa la festa del santo patrono. Il card. Angelo Bagnasco ha presieduto il solenne pontificale
“Vorremmo proprio che uscendo da questa Cattedrale ognuno di noi potesse dire: ho visto il Signore Risorto, ho incontrato il Vivente, ho ascoltato la Sua voce nelle Scritture Sante, l’ho accolto nel mio cuore”: con queste parole, forti ed ispirate, domenica 4 ottobre il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, ha salutato i fedeli e il clero, presenti in Cattedrale a Massa, per la festa del patrono, San Francesco d’Assisi. Nonostante le limitazioni imposte, a causa del Coronavirus, la chiesa principale della Diocesi, ha spalancato le porte per accogliere, idealmente, l’intera città nella celebrazione che costituisce, il punto di avvio dell’anno pastorale.
Con il cardinale hanno concelebrato il vescovo Giovanni, l’emerito Eugenio Binini, e mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca. Molti i sacerdoti presenti e i diaconi; numerose le autorità civili e militari, con in prima fila il sindaco di Massa Francesco Persiani e il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti. Il Pontificale di domenica pomeriggio, concludeva i festeggiamenti in onore del Santo di Assisi, iniziati la sera prima con la celebrazione del “Transito”, presieduta, in Cattedrale, dal Vescovo Giovanni, durante il quale sono state proposte riflessioni, curate dall’Azione Cattolica, a partire dall’enciclica Laudato si’. E “il tema del creato”, associato alla figura di Francesco, è ritornato anche il giorno della festa.
Accolto in chiesa, al suono potente dell’organo, il cardinale ha, infatti, ricevuto un omaggio dalle animatrici del progetto “Policoro”, Beatrice Petrocchi ed Elisabetta Giuenzi, a significare, così, la conclusione degli approfondimenti che i giovani hanno dedicato alle tematiche ambientali. Nel suo saluto, il vescovo Giovanni, ha voluto sottolineare che “a quanto ci consta, la nostra è la sola chiesa Cattedrale, in Italia, dedicata a San Francesco”.
Tanti gli spunti meditativi che il cardinale ha proposto, nell’omelia, muovendosi dai testi della liturgia e dalla biografia di Francesco, rimettendo al centro l’essenziale della vita del Santo. “San Francesco – ha detto – non è il cantore estetico della natura, ma è il cantore della fede, colui che attirato dal Roveto ardente di Cristo, è arso dalla sua fiamma, fino a restarne segnato nella sua carne”.
La sua infatti è una “storia capovolta per il suo tempo e per tutti i tempi”, ma essendo un cantore ispirato da Dio, “la colonna sonora” che realizza «è la stessa per ogni uomo, sempre, perché è quella di Dio». Di qui l’invito a vivere anche oggi la proposta francescana: questa “musica divina” può essere ascoltata ovunque “anche nella nebbia del pensiero contemporaneo”. Riferendosi al Vangelo il cardinale ha evidenziato come Francesco non si sia “costruito una sua sapienza, ma si sia lasciato lui costruire dal Crocifisso e Dio gli si è rivelato perché piccolo ed umile di cuore”.
“Cari amici, – ha proseguito – il mondo occidentale, a differenza di altre parti della terra, è come un deserto arso senz’acqua: si illude presso pozze stagnanti ma come bevendo acqua salmastra, ha più sete di prima. Il Vangelo è acqua viva e fresca… Tutti noi siamo portatori di quest’acqua viva. Potremmo noi berne senza condividere? Potremmo essere così sordi da non sentire l’arsura del mondo? Potremmo essere “tanto sciocchi e tardi di cuore” da non riconoscere la vera domanda che giace negli abissi della coscienza moderna? Che cosa sarà di me? Che senso ha la mia vita? C’è un destino oltre la porta del tempo?”.
Infine, ha esortato tutti a non dimenticare che Cristo “è la verità” e quindi dobbiamo “aiutarci a vivere non distratti da altri obiettivi pur legittimi. Che San Francesco protegga ognuno di noi, questa nobile Chiesa, la nostra amata Italia”.
La celebrazione è stata curata, dal punto di vista liturgico, dal cerimoniere vescovile don Emanuele Borserini, e dai seminaristi, mentre don Luca Signanini ha guidato i canti dell’assemblea. La “Cappella musicale” ha eseguito le parti sue proprie, tra cui il celebre “Cantico delle creature”, su testo di San Francesco, e musica di Domenico M. Stella. Al termine, prima del congedo, il vescovo Giovanni ha consegnato una copia del Piano pastorale 2020-2021 che verterà sul tema delle Unità pastorali.
Ren.Bru.