Ottobre, mese della missione

37 Giornata_Missionaria_2020Nel mese di ottobre viene celebrata la giornata missionaria per richiamare il dovere di ogni battezzato di diffondere, nel mondo, il Vangelo, d’allargare i confini della Chiesa offrendo, ad ogni uomo, la salvezza portata da Cristo. Gesù ha parlato chiaro “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare ciò che vi ho comandato”. Ed è proprio su questo comando che si fonda la natura stessa della Chiesa, che si sente in tal modo, spinta dall’amore di Cristo a farsi missionaria.
La Chiesa, tanto più evangelizza e allarga i suoi confini, tanto più si rinnova, riprende vigore e si arricchisce di inestimabili valori da secoli nascosti in sperdute foreste e in angoli remoti. E i nostri missionari solo il Signore saprà ricompensarli. Essi sono la grande ricchezza della Chiesa eppure non vogliono essere applauditi per ciò che fanno, bensì confortati ed aiutati con la preghiera e, perché no, con qualche aiuto concreto. Emergono ogni giorno, nuove terre di missione: Paesi ricchi con la loro indifferenza, l’avidità del denaro e del potere, il disgregamento delle famiglie, l’abbandono dei vecchi, la soppressione dei deboli ( pensiamo all’aborto e alle infinite forme di violenza su chi è incapace di difendersi…), il trionfo della solitudine in un mondo sempre connesso. La civiltà del benessere ha creato, e crea, il deserto dello spirito.
La Chiesa, come madre, ci chiama a farsi missionario nell’ambiente in cui vive ed opera. Papa Francesco, con paterna sollecitudine, ci ricorda “Il Vangelo non è vissuto veramente, se non produce nei seguaci di Cristo, un capovolgimento del loro modo di vivere concreto, nella società”.
La carenza di vocazioni e l’urgenza di assicurare missionari, nel tramonto dei valori senza tempo, invita i credenti a pregare il Padrone della messe perché mandi buoni operai. Il “Rogate” è la linfa vitale che tutto e tutti sorregge nella grande vigna del Padre, nel cui volto si specchiano i mille volti dei poveri, degli ultimi, di coloro che il mondo dell’efficienza relega “ai bordi di periferia”, come si dice in una nota canzone.
Urge aprire gli occhi e contrapporre, ad una disumana pubblicità in termini di avere e di prestigio, una nuova civiltà con i nomi della condivisione, del dialogo, dell’accoglienza, del rispetto della dignità di ogni uomo. Nostro fratello in Gesù.

Ivana Fornesi