A Villafranca la conferenza su Raffaello e i ritratti

Davide Pugnana a “gli Incontri del Chiostro”

Raffaello. "La Velata" (1516 ca). Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Raffaello. “La Velata” (1516 ca). Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti

Nel chiostro di S. Francesco a Villafranca sono iniziati quelli che sono stati definiti “gli Incontri del Chiostro”. Dopo la sospensione a causa del coronavirus c’era qualche interrogativo circa la presenza delle persone; invece la partecipazione è stata di tutto rispetto. Naturalmente sono state rispettate tutte le norme di sicurezza circa mascherine e distanziamenti.
Il tema era suggestivo: “Raffaello: i ritratti”; il relatore, Davide Pugnana, una garanzia. Vale la pena ricordare che il dott. Pugnana si è formato all’università di Pisa con un percorso particolare a metà tra lettere moderne e scienze dei beni culturali. I suoi principali interessi di ricerca si orientano sui rapporti tra la letteratura e le arti figurative, sulla storiografia artistica e gli scritti di teorici ed artisti. La sua cultura gli permette di spaziare su orizzonti vasti e di difficile interpretazione.
Tuttavia con una semplicità disarmante riesce ad aiutare l’ascoltatore a entrare nella comprensione delle immagini proposte. Il percorso artistico di Raffaello parte da Urbino alla scuola del padre a capo di una fiorente bottega impegnata in opere commissionate dall’aristocrazia locale. Ma egli era anche un profondo conoscitore della pittura contemporanea, soprattutto quella fiamminga circa i ritratti. Per questo anche i primi ritratti di Raffaello sono di profilo come in quasi tutta la pittura del tempo.
La formazione di Raffaello passa quindi alla scuola del Perugino per arrivare a Roma dopo un periodo a Firenze. I maestri che può ammirare sono tanti. Si va da Piero della Francesca, a Masaccio, al Ghirlandaio, a Leonardo e infine a Michelangelo. In tutti cerca di scoprirne i segreti e le tecniche. L’incontro col Perugino, che di fatto ne diventa il maestro, muta la prospettiva del ritratto.
Non ci saranno più ritratti di profilo, ma saranno evidenziati i volti, i busti e soprattutto le mani. I ritratti di Agnolo e Maddalena Doni possono essere i simboli di un passaggio pittorico e sociale importante. I personaggi non sono più descritti in maniera ieratica, aristocratica. Vengono spesso descritti con un paesaggio sullo sfondo, hanno pose plastiche, volumi, colori, incarnati. Non si tratta più di personaggi nobili, aristocratici. Sono i protagonisti di un nuovo ceto sociale che avanza, spesso mercanti.
Le mani con i vari anelli, simbolo di uno stato sociale, ma anche di varie virtù, e i vestiti accompagnano il ritratto nel quale il pittore introduce anche una forma di indagine psicologica, il volto reale viene idealizzato. Ne sono prova i ritratti di Baldassar Castiglione, della Velata, della Fornarina.
Una novità non da poco viene introdotta da Raffaello nei ritratti dei papi Giulio II (qui a lato) e Leone X. Di solito i papi venivano raffigurati in pose sacrali. I suoi papi sono seduti. Giulio II dal carattere forte e “arrogante”, viene presentato con un volto malinconico improntato da religiosità, ma anche da umanità, perso nei propri pensieri in un contrasto di colori e anelli. Leone X è ripreso in quella che viene definita una sinfonia di rosso, viste le tante sfumature di quel colore che caratterizzano il quadro.