Vignolo e Posponte sono le due “ville” che costituiscono questa frazione di Filattiera, adagiata sui contrafforti del Marmagna. Il “Museo Mario Nadotti” conserva segni, figure, e tradizioni di una comunità un tempo numerosa. E Monte Castello era fortificato già in epoca preistorica
Vignolo e Posponte: sono le due “ville” a poca distanza l’una dall’altra, sulla sponda sinistra del Caprio, unite a costituire la comunità di Lusignana.
Si affacciano sul balcone naturale delle alte colline che digradano dal Marmagna, l’Arpa come preferiscono chiamare da queste parti l’Appennino che qui mostra una cresta così imponente che sembra si possa toccare solo sporgendosi dalle finestre di casa.
Isolata tra i due centri abitati, anche se ben più vicina alle abitazioni di Posponte, spicca la chiesa parrocchiale, intitolata ai santi Vincenzo (martire spagnolo del IV secolo) e Anastasio (ucciso in Palestina nel VII sec.) e della quale si trova traccia scritta alla metà del XIV secolo.
Di fondazione evidentemente più antica, divenne parrocchia autonoma nel 1640 quando fu staccata dalla Rocca Sigillina, borgo storico appena dall’altra parte della valle, così vicino geograficamente eppure così lontano per storia e usi.
Se la Rocca rimase a lungo dominio di Pontremoli sul confine che nel Medioevo era costituito dal Caprio, Lusignana fu invece terra marchionale dei Marchesi Malaspina.
Territorio antico quello di Lusignana: la strada che sale “ai monti” era un itinerario già noto in epoche remote e la presenza, non troppo lontano da qui, dell’insediamento di Monte Castello, pone interrogativi agli studiosi. Rinnovato in modo decisivo quando nel 1980, per iniziativa del prof. Tiziano Mannoni e dell’ISCUM di Genova, venne avviato nel territorio di Filattiera un progetto di scavi e indagini che un decennio dopo interessò anche Monte Castello per chiarire l’origine e la funzione di questo importante sito militare del quale, ancora negli anni Venti del Novecento, erano visibilli complesse strutture murarie.
Fatto risalire tradizionalmente all’età bizantina, l’insediamento indagato rimanda all’alto Medioevo quando una grande fortezza costruita alla sommità di questo colle isolato controllava un vasto territorio con le relative strade da e per l’Appennino. Ma è ormai certo che quel colle strategico fosse presidiato già in epoca preistorica e abbia continuato a svolgere la sua funzione anche in seguito. Gli scavi hanno infatti permesso di ipotizzare che già nell’età del ferro ci fosse una cinta muraria; il luogo fu poi utilizzato dai Liguri Apuani e in seguito dai Bizantini prima della fase medievale.
E oggi? Questa frazione del Comune di Filattiera è nota per la presenza di una comunità vivace e propositiva che, pur non facendo eccezione nel generale fenomeno dello spopolamento dei nostri paesi, ha continuato fino ad anni recenti a proporre attività e occasioni culturali e di crescita sociale.
Tra le tante spicca la raccolta museale “Segni, figure, ricordi di religiosità e tradizioni contadine” inaugurata nel 1999 nei suggestivi “fondi” della canonica che a lungo avevano ospitato anche le cantine.
Il Museo è intitolato a Mario Nadotti che negli anni ha raccolto oggetti di una cultura rurale che stava scomparendo e dei quali, spesso già in disuso, ha inteso conservare la memoria. Un’idea condivisa dal parroco dell’epoca, don Fortunato Cavellini, che mise a disposizione i locali dell’edificio addossato alla chiesa che, piano piano, si sono popolati di oggetti grandi e piccoli, noti o misteriosi, dei quali Nadotti aveva anche redatto una accurata scheda di catalogazione.
In quegli anni a Lusignana si pubblicarono anche quattro agili volumetti, uno dei quali dedicato appunto alla raccolta museale, il cui filo conduttore – si legge – “è dunque la vita di paese che si svolgeva, quasi priva di contatti con l’esterno” e secondo alcune linee essenziali: la famiglia, la fede, i lavori dei campi… Ancora oggi, a distanza di oltre vent’anni, gli oggetti aspettano pazienti il visitatore; aprendo la porta si entra subito in un mondo di ricordi per i più “maturi” o di mistero per gli altri.
Nei locali sono stati ricostruiti gli spazi dove si svolgeva la vita quotidiana, da quelli domestici a quelli del lavoro, con la presenza di tanti oggetti raccolti in paese e nei dintorni. Mario Nadotti con tanti altri protagonisti di quegli anni se ne è andato, ma a Lusignana restano alcuni custodi di quella cultura.
L’auspicio è che la visita alla “raccolta” torni ad essere una richiesta che gruppi di curiosi e, soprattutto, di alunni e studenti delle scuole, continuino ad avanzare. Gli interessati possono rivolgersi a Liseo Bardoni (tel. 0187.455348, cell. 3381176295).
(Paolo Bissoli)