
Interessante incontro a distanza organizzato dall’Ufficio diocesano per cercare di far ripartire la catechesi
Particolarmente interessante e costruttivo è stato l’incontro online della consulta catechistica diocesana del 17 maggio scorso. Per la prima volta, per iniziativa di don Maurizio Iandolo, direttore dell’ Ufficio Evangelizzazione e Catechesi della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, molti catechisti, di diverse parrocchie, si sono incontrati online sulla piattaforma Skype e hanno potuto parlare delle problematiche sorte in questi mesi con il covid-19, sia a livello pastorale che catechistico.
Don Iandolo ha chiesto come si è cercato di superare questa emergenza. Nella maggior parte dei casi è stato detto che generalmente si sono mantenuti i contatti con le famiglie attraverso gli strumenti informatici, si sono date notizie, condivisi messaggi, ma soprattutto coltivate le relazioni con i ragazzi e le famiglie. È stato più facile con i ragazzi adolescenti, più difficile con i piccoli, per raggiungere i quali è stato chiesto alle famiglie di fare da tramite.
Si può parlare di “pillole catechistiche” perché era difficile ed anche poco producente fare delle vere e proprie lezioni; si è, quindi, preferito mandare immagini o filmati, chiedere di rispondere a domande, mostrare e spiegare simboli, le catechesi di don Pietro Pratolongo o di altri sacerdoti o anche usare materiali provenienti da altri gruppi catechistici.
Ma tutti i presenti hanno convenuto nel fatto che si è compreso che parlare di Gesù è in primo luogo un incontro, quindi è necessaria una vera relazione, un modo pastorale di presentarlo, lontano dalla rigidità e da un dogmatismo spesso non compreso. Anche se non sempre preparati all’uso di questi strumenti, ognuno ha cercato di agire nel miglior modo possibile, mettendo in campo esperienza, ma soprattutto affettività e creatività.
Ugualmente il problema si è posto per la pastorale e in particolare per la Messa, che in molti chiedevano, per cui alcuni sacerdoti hanno usato streaming o Facebook per proporla. In questo modo sono state vissute la Settimana Santa e Pasqua, sono stati recitati i rosari nel mese di maggio ed è stata proposta l’adorazione del Santissimo.
Tutti tentativi con cui si è cercato di stare vicini ai fedeli, non riuscendo comunque a superare le paure, le ansie di un mondo nuovo, che improvvisamente si è presentato e ci ha costretto a cercare di imparare ad equilibrare le modalità comunicative.
Don Iandolo ha sottolineato l’importanza di leggere i segni dei tempi per portare le persone a Gesù. Ha ricordato che nell’incontro dei responsabili toscani dell’evangelizzazione è emersa la necessità di andare avanti con modalità nuove della e nella catechesi. Sarebbe meschino solo giudicare, in effetti sono necessari il discernimento, per capire i tempi e le situazioni, e un’audacia da missionari, che facciano guardare i problemi senza paura, nella convinzione che solo vivere con amore e rispetto il rapporto con l’altro permetterà un vero incontro, al di là della tipologia della comunicazione.
Anche la riapertura delle chiese, la possibilità di comunicarsi, pur con modalità diverse, non saranno la risposta efficace. Don Maurizio Iandolo ha infine affermato l’importanza di incoraggiare i genitori ad essere i veri primi catechisti e che dobbiamo sentirci nel tempo della nostra kenosis. Forse rileggendo i tempi passati sarà necessario che le nostre case tornino ad essere Domus Ecclesiae per riunire le comunità e ritrovare un maggior anelito verso la trascendenza e l’incontro con gli altri e il Tutt’Altro nella consapevolezza che nessun cristiano può esimersi dal fare conoscere Gesù.