Stanno aumentando i casi in cui il dramma della droga non risparmia neppure le mamme in attesa e, di conseguenza i bimbi che da esse nascono. Il grembo materno, luogo sicuro per tutelare e difendere una nuova vita, sta divenendo un ambiente ostile per il futuro nascituro.
Sembra assurdo e impossibile che ciò possa accadere se pensiamo alla cura e alla dolcezza di tante mamme, responsabili e accoglienti del dono meraviglioso della maternità. Troppi neonati con tremore, disappetenza, eccessiva sudorazione, nausea ed irrequietezza hanno portato a galla una cruda, disarmante realtà: quella delle mamme che, durante la gravidanza, hanno continuato ad assumere sostanze stupefacenti, comprese cocaina ed eroina.
Nessuna distinzione fra Nord e Sud, nessuna isola felice da Roma a Napoli, da Milano a Torino, a Grosseto o a Padova, mentre le creature rischiano grosso con conseguenze gravi permanenti fra cui deficit cognitivi, ritardi neurologici, disturbi del comportamento ed altro. Stupisce che una mamma a rischio non chieda almeno aiuto, pensando a quel fagottino rosa o azzurro, che stringerà fra le braccia. Stupisce che, per il bene di un figlio, non si sappia rinunciare allo “sballo”.
È Piermichele Paolillo, responsabile dell’Unità operativa di Neonatologia del Policlinico Casilino di Roma, a dichiarare al Sir che “forse l’opinione pubblica non è consapevole che in tutti gli ospedali del Paese ci sono neonati positivi alle sostanze stupefacenti”.
È di questi giorni la notizia dei quattro piccoli ricoverati al Casilino, ma nelle ultime settimane a Milano sono stati sei i neonati trovati positivi, tre a Grosseto e uno a Padova. “Al Policlinico, di questi casi ne vediamo mediamente una ventina l’anno”.
“La crisi compare generalmente dopo 24/48 ore dalla nascita. In alcuni casi i servizi sociali ci segnalano il problema, se però i genitori tengono il fatto nascosto sono i nostri medici, infermieri e ostetriche a capire che qualcosa non va all’interno della coppia e a segnalarlo”. Quindi si procede “con un esame delle urine del neonato; anche in assenza di sintomi evidenti, possiamo identificare il tipo e la quantità di droga presente e valutare l’opportunità di avviare una terapia. Dipende dall’entità della sindrome di astinenza”.
Le mamme “cercano di tenere nascosta la situazione per evitare che il bimbo venga allontanato, ma noi abbiamo il dovere di tutelare i minori. Per questi bambini la vita comincia davvero in salita”.
“Bisogna dire, aggiunge il medico, che la droga – tutte le droghe – rovinano la vita di chi ne fa uso, della sua famiglia e dei suoi figli. Il problema purtroppo è sottovalutato e ad essere a rischio sono soprattutto i ragazzi, e sempre più giovani. Bisogna trovare il modo di parlarne a scuola fin dalla prima media, ma anche nei consultori e negli ambulatori. Servirebbero campagne mediatiche e sui social con testimonial di riferimento per i giovani: cantanti, attori, sportivi. Anche campagne del ministero della Salute”. (i.f.)