Dopo quella della Vergine. Ricomposto così il gruppo scultoreo ligneo conosciuto come della Madonna di Caravaggio, ma che ora va riletto alla luce delle novità emerse dall’esame delle statue
Nei giorni precedenti la solennità di S. Maria Maddalena, Adelano ha potuto festeggiare il ritorno in chiesa della statua dell’orante appena restaurata e che completa il gruppo scultoreo noto come della Madonna di Caravaggio. Dopo il recente e pregevole recupero della statua della Vergine Maria, questa volta l’attenzione si è concentrata sulla bella scultura lignea che raffigura la giovane veggente inginocchiata. Entrambi gli interventi di restauro sono stati finanziati nel 2017 e nel 2018 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e permettono ora di ammirare il gruppo in tutta la sua bellezza e particolarità. In realtà prima del restauro le due statue erano separate: quella dell’orante collocata in una nicchia sopra l’ultimo altare a destra della navata. Il suo stato di conservazione – a parte l’attacco dei tarli – non era dei peggiori, ma era stata più volte ridipinta stravolgendo dunque le cromie originali.
La restauratrice, Daniela Frati, nel suo laboratorio di Pietrasanta ha dunque proceduto ad evidenziare la stratigrafia dei colori scoprendo che quello più antico sottostante era ancora in condizioni di buona conservazione.
Il risultato del lavoro di restauro è ora sotto gli occhi di tutti, nella chiesa di Adelano. Resta l’incertezza attorno ad un gruppo scultoreo che solleva molti interrogativi, primo fra tutti quello relativo alla statua della Vergine: il restauro di tre anni fa aveva infatti rinvenuto la presenza dell’attacco della statua del Bambino.
Un importante intervento del passato, in una data imprecisata, aveva dunque trasformato la statua della Madonna col Bambino in una della Vergine con il Rosario; forse nella stessa occasione era stata modificata anche la statua dell’orante: infatti la restauratrice ha rinvenuto tracce evidenti di modificazioni nella statua.
Inoltre è stato evidenziato come le due sculture non siano il risultato di un unico lavoro, bensì unite successivamente nella composizione come dimostrano il legno diverso utilizzato e la diversa tecnica scultorea.
Comunque sia la piccola comunità di Adelano e, con essa, tutti i fedeli e quanti hanno a cuore il patrimonio storico-artistico del territorio, possono gioire per questo piccolo ma significativo recupero, frutto della sensibilità e della caparbietà di quanti lo hanno reso possibile e che dimostra come investire risorse, umane ed economiche, anche in territori periferici sia non solo un dovere ma anche dimostrazione di attenzione per l’eredità ricevuta in custodia e da trasmettere ai posteri. Particolarmente soddisfatto fra’ Cristiano Venturi, custode dell’eremo di Adelano.
(Paolo Bissoli)