Dopo l’estate non si potrà più rimandare la soluzione dei problemi urgenti
Dopo la campagna elettorale, il voto per scegliere i rappresentanti dei vari Paesi, i fitti negoziati per definire gli impegni più urgenti e significativi, l’insediamento del nuovo Europarlamento e la nomina della presidente della Commissione, per le istituzioni dell’Unione Euopea di Strasburgo e Bruxelles già s’intravvede all’orizzonte un “autunno caldo”.
Le audizioni parlamentari per i futuri commissari designati dagli Stati membri e il voto di fiducia dell’Assemblea Ue per l’esecutivo, segneranno il periodo settembre-ottobre. Entro novembre, saranno operativi i presidenti della stessa Commissione, del Consiglio europeo, della Banca centrale e l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Dopo di che occorrerà recuperare un progetto e una direzione di marcia condivisi per rilanciare l’Ue e produrre quei risultati concreti che i cittadini si attendono dall’Europa, da realizzarsi mediante una efficace collaborazione con gli Stati membri, questa a sua volta regolata dai principi di solidarietà e sussidiarietà iscritti nei trattati.
Il tutto in una Ue a 27, nella speranza – a questo punto occorre dire così – che il 31 ottobre, come pattuito, il Regno Unito receda dalla “casa comune”, per prendere la propria strada, pur rimanendo un Paese amico e un buon partner dell’Unione. Prospettiva non del tutto scontata vista l’investitura a primo ministro del Regno Unito dell’ultra conservatore Boris Johnson, che ha più volte dichiarato la sua intenzione di uscire dell’Ue anche senza accordi, se le trattative non andranno nel senso da lui voluto.
Tre i nodi che l’autunno porterà al pettine. Il Parlamento europeo ha conservato una forte maggioranza europeista, anche se con notevoli differenziazioni al suo interno; nel frattempo si sono rafforzati i gruppi euroscettici e sovranisti, pure loro divisi su molti temi. Se l’Assemblea di Strasburgo vorrà rivestire un ruolo essenziale per il futuro dell’Europa comunitaria, la politica dovrà definire una maggioranza solida che sostenga un piano di riforme dell’Ue, facendo squadra con la Commissione.
Questa, poi, è chiamata a lavorare su di un programma che porti a superare i contrasti degli ultimi anni, puntando al “bene comune” degli Stati aderenti e cercando di trasmettere il messaggio ai cittadini di tutta l’Unione. Sarà compito della presidente tenere la barra dritta anche in presenza di commissari nominati da governi di chiara marca sovranista.
Infine, il Consiglio, dove siedono i rappresentanti dei governi, dovrà trovare quel coraggio e quella coerenza politica che ultimamente si sono un po’ persi per strada. Riforma di Dublino, politica europea sulle migrazioni, difesa comune, sono temi per i quali è giunto il tempo delle scelte. La levatura di tanti politici del passato si è misurata sul versante europeo.