In Germania il 9 novembre 1918 nasce la Repubblica: sarebbe durata meno di 15 anni. In un paese ridotto alla fame, umiliato con la restituzione di Alsazia e Lorena, l’occupazione di Ruhr e Saar, 260 miliardi di marchi oro da versare come riparazioni di guerra
Dal 9 novembre 1918 al 30 gennaio 1933: le date di nascita e di morte della Repubblica di Weimar, il primo governo democratico della Germania. Furono 15 anni di grandi ideali, ma le basi della nuova istituzione erano fragili in un paese ridotto alla fame, umiliato dall’ossessione di rivincita della Francia con la restituzione di Alsazia e Lorena e l’occupazione dei bacini minerari di Ruhr e Saar, 260 miliardi di marchi oro come riparazioni di guerra, una cifra enorme imposta dai “diktat” dei vincitori, che coi loro interessi capitalistici e coloniali avevano provocato la guerra con le stesse responsabilità della Germania, ora accusata di esserne stata causa unica.
Il partito socialdemocratico era da tempo il più organizzato, ma aveva come negli altri paesi al suo interno divisioni tra moderati e rivoluzionari, questi ultimi sempre più orientati verso i bolscevichi. La grave situazione economica, una mostruosa inflazione scatenavano la rabbia degli operai e del ceto medio, ma una larga e influente parte della borghesia imprenditoriale e finanziaria e i militari non amavano la democrazia federalista di Weimar votata a suffragio universale con sistema proporzionale: fu un rivolgimento politico che però non modificò realmente la struttura delle classi sociali. Sorsero nuovi partiti schierati su posizioni opposte: i comunisti, le destre estreme dei nazionalisti e dei nazisti.
Il tentativo di rivoluzione comunista detto spartachista dall’antico gladiatore, guidato da Rosa Luxemburg, Karl Liebnecht fu colpito con durezza: i due capi condannati a morte, gli scioperi repressi dal ridimensionato esercito, molti gli assassinati per motivazioni politiche.
Si susseguirono governi della ”coalizione di Weimar” di socialdemocratici, del Centro cattolico, dei democratici, ma divisi e mal organizzati non sapranno reagire al nazionalismo estremo. Gli anni 1919-1923 furono durissimi per la neonata repubblica. La contestazione era contro il trattato di pace e contro il governo che lo accettò; la Germania perdeva anche la continuità territoriale con la Prussia orientale intersecata dal corridoio polacco che portava alla città libera di Danzica: sarà l’occasione scatenante della seconda guerra mondiale.
Un miglioramento del quadro politico ed economico si ebbe con Gustav Stresemann del partito popolare, prima cancelliere e poi ministro degli Esteri che migliorò i rapporti con la Francia, colpì i comunisti e i nazisti che avevano il loro centro a Monaco,dove fallì nel 1923 un colpo di stato tentato da Hitler messo in carcere. In carica fino al 1929, fece la riforma monetaria: sono gli ”anni d’oro” della repubblica con forte rilancio economico sostenuto dai prestiti inglesi e statunitensi stabiliti nel piano Dawes.
Ma la ben avviata stabilizzazione si rovina col crollo di Wall Street, il disastro del 26 ottobre (Stresemann era morto qualche giorno prima) che colpì tanti paesi, ma particolarmente la repubblica tedesca, di nuovo instabile, con cambi di governo, un parlamento con 13 partiti che si fanno guerra, altissima disoccupazione, violenza nelle strade, dimezzata la produzione industriale.
Il nazionalismo antidemocratico razzista e antisemita diventa lo sfogo delle molteplici frustrazioni, fa perdere in molti la fiducia nella democrazia. La coalizione tra cattolici e socialdemocratici si rompe, la costruzione politica weimariana ha uno sgretolamento rapido, i nazisti cavalcano la situazione, nel 1932 Hitler si candida alle elezioni presidenziali, ma vince Hindenburg un monarchico esponente degli interessi dei grandi proprietari agrari, che, svincolato dall’obbligo della fiducia parlamentare per mezzo dei poteri conferiti dalla Costituzione in caso di Stato in pericolo, nomina cancelliere Franz von Papen, un cattolico reazionario.
In una raffica di elezioni i nazisti arrivano ad essere il primo partito votato da tutti gli industriali per paura dei bolscevichi e con la speranza che avrebbero dato stabilità politica e ripresa economica. Il 30 gennaio 1933 Hindenburg nomina Hitler cancelliere del III Reich.
La storia della repubblica di Weimar è finita. Come già in Italia, la dittatura arriva legalmente al potere: è bene riflettere.
Maria Luisa Simoncelli