Sono state tali e tante le notizie sulle vere e proprie catastrofi causate un po’ in tutta Italia dal maltempo che sarebbe impossibile tracciare una mappa esaustiva dei tanti fenomeni registrati. Ciò che resta, invece, ben chiaro nella mente e nell’animo è la sensazione – nuova a tali livelli – di totale impotenza di fronte a cambiamenti che stanno cogliendo impreparati un po’ tutti, esperti e non.
A dire il vero, non è da ieri che sui quotidiani, riviste, reti televisive si ha occasione di sentire annunci di mutazioni di portata apocalittica nei comportamenti degli elementi naturali. Fino ad oggi, in gran parte queste sono state incluse nella categoria degli allarmismi e catalogate come frutto di esagerazioni legate ad eccessi di ambientalismo.
Di certo non siamo in grado di dire da che parte stia la verità ma, con la triste convinzione di non sbagliare più di tanto, si può dire che, se è vero, come è vero, che tanti disastri sono accaduti anche nel passato, nuove sono la loro ricorrenza e distribuzione quasi omogenea sul territorio (e ci limitiamo a quello nazionale).
Si ha come l’impressione che, da una parte, qualcosa stia cambiando, forse in modo definitivo a livello di natura e, dall’altra, si mantengano comportamenti di totale incoscienza, continuando a “violentare” il territorio come se nulla fosse accaduto.
Riflessioni di questo tipo ci sono suggerite proprio dagli ultimi eventi. Chi frequenta i boschi di conifere del Trentino può con facilità testimoniare l’attenzione oltremodo scrupolosa con la quale queste vere e proprie casseforti di proventi economici vengano gestite.
Detto questo, cosa si può fare contro un vento che soffia a 200 km all’ora e sdraia le piante come l’erba dei prati? Un discorso analogo può essere detto per le forti mareggiate. Diversi, però, sono i casi di alluvioni e frane, spesso causa di morti e feriti oltre che di ingenti danni economici, legati alla mancata pulizia dei corsi d’acqua, all’imprigionamento di questi ultimi in condotte sotterranee, alla mancata cura dei boschi e delle strade.
Qui la progressiva diminuzione di addetti alla manutenzione si sta dimostrando un atto di autolesionismo, l’indifferenza con la quale si continua ad abitare in zone definite “a rischio” ha dell’assurdo, inspiegabile se non pensando a intricati grovigli di interessi e connivenze.
Detto questo, fa male vedere gli attuali responsabili di governo non perdere occasione per dichiarazioni giustizialiste che, dal punto di vista della sostanza, lasciano il tempo che trovano e non aiutano a favorire un fronte comune contro le avversità.
È avvenuto con il ponte Morandi, sta accadendo ogni giorno con i disastri ambientali. Chi è al governo ha modi e strumenti per cambiare in meglio certe situazioni e lo deve fare in concreto per il bene di tutti e non proclamarlo avendo in vista l’aumento del consenso nei sondaggi.
Antonio Ricci