Lourdes. In migliaia dall’Italia al santuario mariano per il 115° anniversario associativo dell’unitalsi.
Centosessanta anni dopo la prima apparizione della Madonna a Bernadette, l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes ha organizzato un grande pellegrinaggio nazionale con 6mila soci tra ammalati, disabili e volontari
“L’uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, le ritrova arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato”. Scriveva così nel 1984 Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica “Salvifici doloris” promulgata l’11 febbraio, medesima data in cui, nel 1858, la Madonna si manifestò a Bernadette a Lourdes.
Oggi, centosessanta anni dopo la prima apparizione e in occasione del 115° anniversario associativo, l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali (Unitalsi, www.unitalsi.it) ha nuovamente tradotto in pratica queste parole, consentendo a circa 6mila soci tra ammalati, disabili e volontari di condividere il pellegrinaggio nazionale appena conclusosi al “santuario del mistero”, come definito dall’assistente ecclesiastico, mons. Luigi Bressan, vescovo emerito di Trento.
A guidare l’associazione – unica, assieme ad Azione cattolica, ad essere stata dichiarata associazione pubblica di fedeli con formale elezione da parte della Cei, nel 1987 – è, dal 2016, Antonio Diella, che non nasconde il delicato frangente che la rete unitalsiana sta attraversando ma che guarda con determinazione e coraggio al futuro senza farsi “schiacciare dalle difficoltà” né smarrire il senso del proprio cammino improntato sulla “dignità degli ultimi”.
L’Unitalsi prosegue l’incessante attività regolata dai vari progetti – il più imminente, l’intitolazione a Fabrizio Frizzi di una casa di accoglienza a Milano – e articolata in 19 sezioni, 2 delegazioni estere e 280 sezioni, oltre ai gruppi che operano in ambito locale. In una intervista a Francesca Cipolloni del Sir, lo stesso Diella delinea la situazione attuale della sua associazione e le possibili linee di sviluppo per il futuro.
Quanto ai pellegrinaggi a Lourdes, il presidente esprime la sua soddisfazione per la riuscita di quello appena concluso che definisce “un’esperienza senz’altro positiva… abbiamo vissuto momenti di raccoglimento ma anche di divertimento, e quando l’animo sorride significa che si sta facendo il giusto percorso”.
Sottolinea anche la sua contrarietà alla formula ‘toccata e fuga’ perché convinto che “a Lourdes bisogna trascorrere più giorni. In fondo, a Bernadette la Madonna ha domandato tempo, e quel tempo serve ancora oggi a chi arriva qui per metabolizzare le emozioni, affinché la sofferenza si trasformi in gioia, la rabbia in amore”.
Certo, la crisi ha contribuito, assieme al calo della religiosità popolare, a far diminuire i numeri di qualche anno fa, nonostante ciò, “Lourdes continua ad essere solido punto di riferimento in termini di devozione”. L’idea di fondo del pellegrinaggio Unitalsi è quella di “non lasciare indietro nessuno e di interessarci, prima di tutto, delle tante persone che affrontano condizioni di solitudine, dei malati e degli anziani nella loro fragilità”. Così come particolare attenzione viene riservata alla formazione dei volontari per renderli il più possibile capaci “di sapersi confrontare con l’altro, che è diverso da noi”, in modo da rendere più umano il rapporto tra l’accompagnatore e il pellegrino in carrozzina.
“Il cuore del nostro volontariato, ribadisce Diella, è rivolto ad una continua ‘centralizzazione’ dei malati e delle persone sole a cui nessuno bada: qui risiede il carisma che ci differenzia da altre realtà. Per questo l’associazione chiede alla Chiesa di “tenere sempre a mente la nostra specificità, perciò invitiamo sempre i vescovi diocesani ad essere una presenza attenta e accogliente durante i pellegrinaggi, come segnale di prossimità. Inoltre, ogni soggetto attivo nel panorama ecclesiale deve accorgersi che c’è molto da offrire agli anziani: a chi attraversa l’ultima stagione della vita pensando alla morte dobbiamo regalare, specialmente i giovani, uno sguardo sorridente”.
L’intervista si conclude con una riflessione sui giovani: molti sono quelli che partecipano alle attività dell’Unitalsi, tanti anche grazie al Servizio civile o all’Alternanza scuola-lavoro. Secondo Diella “tocca a noi lanciare una sfida appassionante: in genere i giovani di fronte ad una sollecitazione all’umanità reagiscono con entusiasmo. L’errore che sovente compiamo è quello di attenderci subito, a quell’età, una risposta di coerenza, mentre è importante lasciare loro anche lo spazio degli sbagli e del ritorno, mostrando noi adulti per primi quella capacità educativa in grado di testimoniare serenità”.