Inaugurato a giugno, in occasione del festival Con-Vivere dedicato al lavoro è stato al centro di iniziative e di grande interesse da parte del pubblico
Si chiama CarMi: è il Museo “Carrara e Michelangelo” allestito a Villa Frabbricotti, sul fianco orientale della collina di Sorgnano, all’interno del parco che si apre a due passi dal centro storico cittadino. È stato inaugurato il 2 giugno scorso, ma è in queste settimane – e soprattutto in occasione del festival “Con-Vivere” – ad essersi imposto all’attenzione del territorio e del mondo.
Il CarMi è, finalmente, l’opportunità tangibile di confrontarsi con il rapporto tra Michelangelo e la città del marmo. Realizzarlo è stato un percorso lungo, che ha impegnato più amministrazioni comunali: soprattutto la seconda guidata da Angelo Zubbani che ha ottenuto i finanziamenti necessari e quella in carica del sindaco Francesco De Pasquale che ha messo insieme progetto esecutivo e realizzato l’allestimento. Il tutto in uno scenario di grande fascino come il parco e la villa Fabbricotti, finalmente restituiti alla collettività.
Museo, parco e villa che – se ben gestiti – potranno essere uno dei punti di forza della Carrara di oggi e di domani. Semmai c’è da chiedersi come mai la città ai piedi delle Apuane abbia aspettato così a lungo (decenni, per non dire… secoli!) a legare in modo evidente il proprio nome a quello del più grande artista di tutti i tempi. E farlo così che tutti possano entrare in quel mondo di cinquecento anni fa: chi a Carrara vive e chi ci arriva per turismo e che ora, oltre alla cave, ha un’opportunità in più.
Da queste montagne già più di due millenni fa si estraeva il marmo che i romani, dal porto di Luni, esportavano in tutto l’impero. Ma è indubbio che sia stato nel Rinascimento e, in particolare, con Michelangelo che il bianco statuario è diventato la materia prima agognata per realizzare le opere d’arte più preziose.
Il Buonarroti aveva conosciuto il marmo negli ambiti fiorentini che frequentava prima da allievo poi da giovane artista; se ne appassionò a tal punto da esserne ammaliato fino a voler recarsi di persona là dove veviva estratto. L’occasione arrivò sul finire del Quattrocento: per realizzare la Pietà oggi conosciuta come “Vaticana”, nel 1497 intraprese il viaggio fino a Carrara. Per scegliere di persona il blocco, per capire come questo venisse estratto e per conoscere i luoghi.
Dopo quella prima volta tornò molte altre: almeno sette, probabilmente di più. Per la scelta dei marmi di quella che doveva essere la Tomba di Giulio II si fermò addirittura otto mesi: un tempo infinito per quello che già era il più grande artista: ricercato e ambito da tutti. Eppure, nonostante gli impegni e le commesse, rimase mesi e mesi a Carrara, a contatto con i “maestri di cavar marmi”, come bene ha messo per la prima volta in evidenza Caterina Rapetti nel suo libro omonimo, diventato ben presto un punto di riferimento per tutti gli studiosi del marmo, della sua storia, degli artisti che con esso si sono misurati.
Un carattere difficile quello di Michelangelo, almeno quanto quello dei cavatori e i conflitti non mancarono, a volte aspri. Eppure quel rapporto non si chiuse mai del tutto, neppure quando venne obbligato dal papa Medici ad “emigrare” verso le nuove cave aperte a Seravezza. Insoddisfatto di quella esperienza tornò presto a Carrara, accolto a braccia aperte: il marmo di quelle cave aveva stregato Michelangelo, ma questi faceva la fortuna del borgo apuano che non voleva certo rinunciare a così cospicue entrate.
Il CarMi cerca di illustrate tutto questo e in buona misura ci riesce. Il livello di gradimento dei gruppi che abbiamo visto frequentarlo in occasione di Con-Vivere lo testimoniano. Il nuovo museo si sviluppa su tre piani, in un percorso all’interno di una dozzina di sale con altre sei riservate all’attualità e alla didattica.
Il visitatore viene accolto da un grande gesso che riproduce il Mosè: il resto del piano terra offre – oltre alle informazioni sui Fabbricotti e sulla villa alla Padula – spazi per esposizione temporanee: al momento una sui gessi dello Studio Lazzerini e un’altra sui Maestri allievi dell’Accademia in viaggio verso Roma. Il primo piano è poi tutto per Michelangelo e Carrara: un rapporto esplicito in occasione dei suoi viaggi ma anche latente e mai spento quando da Carrara era lontano.
“Un rapporto continuativo e intimo alla base dei capolavori più conosciuti” lo hanno definito i curatori che hanno avuto il non facile compito di allestire un museo su Michelangelo senza neppure un’opera dell’arstita. Chissà che in un futuro prossimo possano esserci novità in proposito: a Carrara infatti nei giorni scorsi è stata sottolineata la possibilità che, in accordo con qualche istituzione fiorentina, il Carmi possa ospitare una o più produzioni originali del Maestro.
Paolo Bissoli