La lettera del presidente nazionale dopo la bufera giudiziaria sul sodalizio di Isola Capo Rizzuto
La bufera giudiziaria che ha travolto i responsabili della Misericordia di Isola Capo Rizzuto ha creato una giustificata preoccupazione per l’impatto che la notizia può avere sull’immagine delle Misericordie in generale. È questo il motivo principale che ha indotto il presidente nazionale Roberto Trucchi (di recente confermato nella carica) ad inviare una lettera “a tutti i fratelli e sorelle” per arginare il senso di sconforto che ha preso un po’ tutti coloro che operano nel Movimento delle Misericordie. Riconoscendo che quello in atto è “un momento di grande apprensione”, il presidente invita tutti a non “lasciarsi prendere dall’emotività o dalla rabbia, dalla delusione o dallo sconforto”, ma a “restare uniti, stringerci in un grande abbraccio virtuale e continuare a guardare avanti”, ricordando al mondo e ricordando “anche a noi stessi chi siamo e quello che facciamo ogni giorno con amore, dedizione e spirito di carità”.
Per favorire questo recupero psicologico, Trucchi ricorda che “le Misericordie sono energia quotidiana che circola da Nord a Sud. Le Misericordie sono coloro che aiutano i nonni, i poveri, gli ammalati. Quelli pronti a partire a qualsiasi ora del giorno e della notte per tendere la mano a chi si trova in difficoltà. Le Misericordie sono una realtà, una grande, splendida Famiglia che coinvolge migliaia di persone che, senza chiedere niente in cambio, sono sempre pronte a tendere la mano a chi chiede aiuto”. Un ritratto che fonda il suo essere in “una storia lunga otto secoli che ci insegna che le crisi ci sono ma possono e devono essere superate”. Ciò è avvenuto in occasione di “guerre, epidemie, gravi difficoltà” nonostante le quali “lo spirito autentico del donarsi agli altri è rimasto puro e limpido fino a oggi”.
“Quella che stiamo vivendo – ammette Trucchi – è senz’altro una pagina nera, ma il libro della nostra storia è fatto di molte, moltissime pagine: belle, dense di speranza e grondanti amore puro e autentico spirito di sacrificio”. Per questo invita tutti i volontari a “guardare alla foresta” che cresce e non all’albero che cade fragorosamente a terra. “Per otto secoli – ricorda – abbiamo sfamato, vestito, accolto, consolato seguendo l’esempio di Gesù e – è l’impegno del presidente – continueremo a farlo con sempre più amore e dedizione”. L’invito, perciò, è a continuare “a indossare la nostra divisa con dignità, a portare con orgoglio quei colori in cui ci riconosciamo e in cui la gente ci riconosce e ci accoglie con fiducia, apprezzamento e gratitudine” perché “otto secoli di una storia come la nostra sono destinati a continuare con lo stesso spirito di misericordia che muove i nostri cuori da sempre”.
Sono principi e propositi che anche la Misericordia di Pontremoli, attraverso il suo priore, Giuliano Gussoni, condivide appieno: “Il momento è difficile, ma non possiamo fare altro che continuare nel nostro impegno con dedizione e onestà”. Qualità che, volendo dare uno sguardo ad un futuro già imminente, potrebbero non essere più sufficienti per dare continuità alla storia sopra ricordata.
Gussoni ricorda che c’è grande attesa per l’approvazione della legge sul terzo settore, che dovrebbe fare chiarezza sui ruoli e le attività delle associazioni di volontariato, sperando che il contributo dei volontari, che garantisce grandi risparmi allo Stato e permette, per esempio, alla Regione Toscana di fornire in modo gratuito alcuni servizi di prevenzione, venga adeguatamente riconosciuto. Il tasto che potrebbe rivelarsi dolente riguarda il profilo che potrebbe assumere l’associazione: i nuovi equilibri, da definire, tra volontari e dipendenti; la valutazione di nuovi settori di intervento (assistenza, cimiteri, pompe funebri…); soprattutto, la necessità che a guidare l’attività possano essere manager retribuiti. Tutti argomenti sui quali è necessaria un’attenta valutazione prima di decidere cambiamenti che, una volta avviati, sarebbe difficile bloccare per tornare alle posizioni di partenza.
Di certo, il tutto non può ridursi alla pura trattazione di questioni economiche per quanto importanti esse possano essere: le Misericordie – lo ricorda bene il presidente Trucchi in chiusura della lettera citata all’inizio – devono continuare a coltivare quello spirito di carità nel quale risiede la loro ragione di esistere “con l’aiuto di Dio a cui indirizziamo forte la nostra preghiera in questo momento. Il Signore ci vede e ci guida, e nella sua luce troveremo la strada per andare avanti”.