Timori negli Usa e nel mondo per il passaggio di presidenza
Già prima di insediarsi alla Casa Bianca – il 20 gennaio – il neo presidente Usa, Donald Trump, si è fatto un bel po’ di nemici. Forse non ha ancora ben capito il suo ruolo e invano da più parti si cerca di invitarlo a prendere maggior consapevolezza delle ripercussioni che ogni sua dichiarazione può avere sulla stessa sicurezza nazionale.
Tra le altre cose, Trump ha accostato l’intelligence Usa alla Germania nazista. Nei giorni scorsi si era inimicato la Cina con le prese di posizione su Taiwan. L’intenzione di alzare il muro tra il Messico e gli Usa, a spese dei messicani, crea problemi col Messico e quasi sicuramente anche con gli altri Paesi centroamericani. Negli Usa annuncia lo smantellamento del sistema sociale iniziato da Obama….
Di questi tempi è lecito nutrire qualche sospetto sui sondaggi, ma non si può ignorare che, già prima del suo insediamento, Trump risulta essere il presidente meno popolare negli ultimi 40 anni con un umiliante 40% di consenso. Nello stesso periodo, la popolarità di Barak Obama era al 79%, quella di George Bush al 62%, quella di Bill Clinton al 68%.
Tuttavia, egli va per la sua strada perché tra i suoi nemici annovera anche i giornalisti. Nelle ultime interviste rilasciate al quotidiano tedesco Bild e al britannico Sunday Times c’è un po’ di tutto. Attacca la Nato, “obsoleta e bisognosa di essere riformata”, ma senza futuro perché non ha combattuto il terrorismo. Annuncia una riapertura dei rapporti con Putin al quale dice di voler “regalare” la fine delle sanzioni in cambio della riduzione delle armi nucleari. Vede la Gran Bretagna come grimaldello per spaccare l’Unione Europea, nata secondo lui “per battere gli Stati Uniti sul piano commerciale”.
Elogia la Brexit e spera che l’Europa perda altri pezzi a causa dell’errore della Merkel, che ha imposto alla Ue politiche di accoglienza dei rifugiati le cui conseguenze (leggi: attentati) “si sono già fatte sentire molto chiaramente”. Si dichiara pronto a firmare un accordo commerciale vantaggioso con la Gran Bretagna e minaccia di mettere alla porta i prodotti tedeschi.
Sarà l’inizio di un protezionismo destinato ad allargarsi anche ad altri Paesi “disobbedienti”? Intanto annuncia “controlli estremi” per l’ingresso negli Usa a tutte le persone che arrivano “da parti del mondo conosciute per la presenza di terrorismo islamico”, in primis l’Europa.
C’è da vedere se dalle parole passerà ai fatti. Quello che è certo è che la diplomazia internazionale avrà qualche difficoltà a interfacciarsi col nuovo personaggio. Per il momento Trump è riuscito in una operazione che in Europa non accadeva da tempo: il ricompattamento del fronte dei Paesi Ue che, tranne l’estrema destra, sentono la necessità di salvarla questa Unione, visto che non si può più contare sugli Usa.
Giovanni Barbieri