I reali e la Sindone: l’acquisto, la donazione al Vaticano

sindoneI Savoia hanno posseduto la Sindone, che certamente fu il sudario di un uomo crocifisso, si ritiene sia Gesù. La storia della reliquia è complessa: una prima notizia risale al 1353, quando a Lirey è esposto un lenzuolo e si afferma essere quello che avvolse Cristo. Nel 1449 in Belgio è Margherita di Chamy a sostenere di possedere la Sindone, datale in custodia durante una guerra. Si rifiuta di restituirla, nel 1453 la vende ai Savoia che la conservano a Chambery, nel 1506 papa Giulio II autorizza il culto pubblico della Sindone, che subì incendi. Il più grave nel 1532, è messa in salvo, ma gocce del reliquiario in argento fuso ne bruciano delle parti, risanate con rammendo e telo di rinforzo. Viene portata a Torino, a Vercelli e Nizza, ritorna a Chambery, di nuovo a Torino. Il Guarini edificò la cappella dove è ora conservata. Durante la battaglia del 1706 è portata a Genova, rientra al suo posto e vi rimane fino al 1939, quando in vista della guerra è nascosta nel santuario di Montevergine in Campania e là resta fino al 1946.
Umberto II, morto nel 1983, lascia nel testamento la reliquia al papa, Giovanni Paolo II vuole che stia a Torino. Nel 1987 un incendio, salvata, sta in teca antiproiettili e antisfondamento, ha avuto restauro conservativo nel 2002. L’ultima ostensione nel 2015 con visita del papa nel Giubileo Salesiano a 200 anni dalla morte di Giovanni Bosco. É nato un contenzioso, con interrogazione parlamentare non ancora evasa: alcuni sostengono che, per la XIII disposizione della Costituzione, i beni degli ex re Savoia sono “avocati allo Stato”. La Sindone rimane proprietà del Vaticano per uso capione, lo Stato non ne ha rivendicato la proprietà.

m.l.s.