Il fiore all’occhiello del “Santa Maria” è frutto dell’attenzione al territorio.
Un cammino iniziato negli anni ‘90 dal dr. Aldo Guardoli, direttore del reparto.
Una lezione anche per la Lunigiana dove sterili difese non hanno portato risultati.
Qual è il futuro degli ospedali di montagna? A giudicare dallo stato di salute dei due ospedali lunigianesi, oramai al di sotto dei cento posti letto complessivi, sotto la scure dei tagli che hanno determinato la progressiva dismissione di reparti – fino alla traumatica chiusura dei punti nascita – e la riduzione dei primariati, è un futuro molto grigio. Eppure, guardandosi intorno, si scorgono ospedali periferici che non stanno vivendo la medesima sorte. Per rendersene conto basta arrivare a Borgo Val di Taro, capoluogo dell’omonima valle di 18 mila abitanti localizzata tra l’Appennino Ligure e la Lunigiana. L’ospedale “Santa Maria”, a 55 km dall’ospedale universitario di Parma (circa la stessa distanza che separa Pontremoli o Fivizzano dal NOA di Massa) continua ad offrire i suoi servizi senza essere soggetto allo stillicidio di tagli a cui si assiste di qua dalla Cisa. La ‘mission’ dell’ospedale valtarese ha le sue solide fondamenta su una eccellenza: l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia creata e diretta dal dottor Aldo Guardoli. A Borgotaro dal 1990, Guardoli diventa direttore del reparto nel 1999. “In quel periodo ero il consulente ortopedico del Parma Calcio – ci racconta il medico – ciò mi consentì di effettuare una importante attività nel campo della traumatologia sportiva provinciale, elemento che contribuì a fare del reparto un centro di attrazione”. La chirurgia artroscopia e protesica del ginocchio, specialità del dottor Guardoli, viene arricchita nel corso degli anni da nuove professionalità:
A partire dal 2008, il rinnovamento dell’équipe con l’arrivo di giovani medici – prosegue il primario – ci ha consentito di rinnovare il modo di operare, sia sotto il profilo dell’impiego delle tecnologie informatiche, sia sotto il profilo medico, con l’espansione della chirurgia mini-invasiva, peculiarità che ancora ci distingue. Oggi Ortopedia a Borgotaro è una realtà da mille interventi chirurgici all’anno che riguardano tutti i distretti anatomici, escluso il rachide, sia nel campo ortopedico che traumatologico, con il 20% dei pazienti provenienti da fuori provincia, afferma il Primario.
Quali ricadute ha la presenza di un reparto di eccellenza all’interno di una realtà ospedaliera piccola e periferica? La risposta del dottor Guardoli è chiara: “Ortopedia è il dipartimento con la più alta valorizzazione economica ed è quindi determinante per il mantenimento delle altre attività”. E i progetti non si fermano qui: Guardoli, che a Borgotaro coordina l’intero Dipartimento chirugico guarda al futuro, ipotizzando “una integrazione fra le ortopedie provinciali (Fidenza, Parma, Borgotaro), nell’intento di creare una rete ortopedica territoriale”. Un successo, quello valtarese, frutto di un progetto di lungo periodo della Direzione Aziendale, basato su due pilastri: la scelta di investire sull’area chirurgica e su conoscenze avanzate e la condivisione degli obiettivi con il territorio. “Dobbiamo considerare – mette in evidenza il medico – la grande attenzione tenuta nei confronti dell’ospedale dal mondo istituzionale, rappresentato dal Comune e dalla Provincia, ma anche dalla popolazione: non possiamo dimenticare il grande contributo economico per l’acquisizione di numerose attrezzature, ricevuto dalle associazioni benefiche e da quelle degli emigranti”. Insomma, niente a che vedere con i fieri autoisolamenti istituzionali e l’assenza di visioni e strategie che vadano oltre la mera difesa dell’esistente, quando questo viene messo in pericolo, a cui abbiamo assistito negli ultimi anni in Lunigiana, dove le vicende della sanità sono state il pretesto per fare cadere giunte comunali, senza peraltro riuscire in seguito a scongiurare, come promesso, i tagli intervenuti. In un contesto del genere, un dipartimento capace di dare sostenibilità finanziaria ai restanti reparti non potrà mai essere costituito. Al massimo potrà arrivare qualche servizio a basso valore aggiunto, idoneo soltanto a riempire gli ampi spazi di ospedali ormai svuotati.
Davide Tondani