Il tempo che fugge nelle poesie di Guido Franchetti

Presentato a Monzone il libro “La Burita”: un viaggio nella vita di ciascuno di noi e tra ciò che ci circonda

Panorama di Monzone Alto

Nella sala parrocchiale della chiesa Regina Pacis di Monzone è stato presentato, di fronte ad un numeroso pubblico, il libro di poesie (in dialetto e non solo) “La Burita”, di Guido Franchetti che ha dialogato con Andreino Fabiani e con Francesco Leonardi. Per un imprevisto impegno dell’attrice Elisabetta Dini le letture poetiche sono state fatte da Francesco Leonardi.
Guido Franchetti è un personaggio poliedrico e autodidatta, che ha raggiunto alti livelli in campo artistico, poetico, scultoreo. Abita a Isolano, piccolo paese della Valle del Lucido. “Persona riservata e sensibile, vive in simbiosi con il paesaggio dove è nato e la natura che lo circonda. Da questo ambiente incontaminato trae quotidiana ispirazione per le sue opere”. Così scriveva di lui il compianto poeta e scrittore Franco Rampone.
Anche Francesco Leonardi ha esaltato “la sua grande sensibilità artistica, che, ora, si materializza nei legni ritrovati e variegati del bosco, ora si esprime nelle poesie attraverso la potenza evocativa della parola, nell’affrontare le tematiche universali della vita umana: la natura, le stagioni, la famiglia, l’amicizia, lo scorrere del tempo, la memoria, la fede, l’amore per l’inseparabile compagna”.
Sono da gustare verso per verso le sue poesie, mentre ci fanno da guida, tra semplicità e profondità, alla comprensione del significato del viaggio della vita e di ciò che ci circonda. Solo quando il tempo concessoci è vicino alla scadenza, sembra voler dire Guido, ci si domanda se è stato come l’avremmo voluto e ci si risponde di no.
Troppe cose sono state rimandate colpevolmente al domani e solo tardi ci si è resi conto che “non c’era differenza / fra il bianco e il giallo / e il nero… che il tempo l’abbiamo passato / a farci la guerra / per il soldo e per la terra”. È proprio il senso del tempo che fugge veloce, lasciando nel cassetto dei ricordi gioie e dolori, il bene e il male, le bambole e i capricci, le cose care, uno dei temi ricorrenti nelle poesie. “Là era la casa / di mio nonno / là era nato mio padre… là è Nusicchia, là è la finestra da dove mia madre contava le stelle in cielo, pregando che io tornassi”.
C’era vita dentro quelle case, voglia di sapere e di scoprire, c’erano le pannocchie appese, le favole dei nonni. Ora tutto è finito. Non c’è più tempo ormai. Rimangono malinconia e scontentezza, solo ricordi di affetti, della Germania (là Guido ha lavorato a lungo), la consapevolezza “che nient sunt’la tera / dur n’eterno”, che a ogni primavera corrisponde un ‘nverno.
La poesia di Guido, poi, ha uno strano effetto sul lettore, quello di far amare ciò che “l’opera, il lavoro e l’arte dell’uomo hanno creato nel corso dei secoli in collaborazione on la natura” ( Mario Nobili). I poeti, infatti, aiutano ad educare i sentimenti, a percepire la bellezza delle cose e dei comportamenti umani. Con le loro descrizioni ci offrono le parole e le espressioni per imprimere nella memoria le emozioni che proviamo. E così fa Guido. Talvolta, poi, i paesaggi descritti sono carichi di storia, di memoria storica di più generazioni, come nella poesia “La bottega d’ Monzòn”, un vero ritratto recuperato di un momento della storia del paese, ora cancellato dagli eventi migratori e dalle morti. Per tutto questo si può affermare che nelle poesie di Guido i lettori di ogni età possono trovare ricordi, insegnamenti, emozioni, paesaggi, buoni sentimenti, “foto scritte” del passato.
Non sarebbe male se alcune poesie fossero lette nelle scuole, magari su consiglio degli amministratori comunali e con la presenza del poeta. Nella copertina del libro è riportata la fotografia di un buon numero di funghi riuniti in poco spazio, ai piedi di un castagno, “la burita”, appunro, che ha dato il titolo al libro.

Andreino Fabiani