Lazzerini: “sull’eccidio di Mommio scritti tanti errori e falsità”

Lido Lazzerini, sopravvissuto di Mommio, ci scrive per ribadire il suo punto di vista in merito alle polemiche, da lui portate avanti, sulla recente realizzazione dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia e con l’Anpi per essersi disinteressata ai risarcimenti dovuti dalla Germania ai parenti delle vittime

Lido Lazzerini, sopravvissuto all'eccidio di Mommio
Lido Lazzerini, sopravvissuto all’eccidio di Mommio

Di recente “Il Corriere Apuano” ha pubblicato l’articolo “L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia” del signor Andreino Fabiani (che qui risponde alla lettera di Lazzerini), che cita esplicitamente il mio nome, il che mi induce a precisare la mia posizione riguardo agli argomenti trattati. Io conosco bene la vicenda del rastrellamento e della strage di Mommio del 4-5 maggio 1944 e posso affermare che nelle cinque righe più una parola riportate nell’Atlante non c’è niente che non sia inesatto o falso. Altri mi hanno segnalato errori significativi per diverse stragi. Essendo l’opera in formato elettronico e quindi di facile consultazione, se ha un grado di attendibilità quale risulta dalla descrizione della strage di Mommio, causerà un danno gravissimo specialmente alla formazione antifascista delle giovani generazioni. L’Atlante delle stragi recensisce circa 5.600 stragi. A mio parere un’opera con una materia di studio così spropositata altro non potrà essere che un autorevole recupero di tutti gli errori e le inesattezze del passato, dando loro la veste della verità. Perciò ho proposto: si faccia dell’Atlante delle Stragi una lettura critica da parte di chi conosce le singole stragi e poi si vedrà quale giudizio formulare. Il rimprovero più sentito che faccio all’ANPI, a cui sono iscritto, è di essersi disinteressata al problema dei risarcimenti dovuti dalla Germania ai tanti soggetti diversi interessati, dagli IMI, cioè gli Internati Militari Italiani fino ai famigliari delle vittime delle stragi nazifasciste. Come riporta Fabiani nel suo articolo, l’ANPI ha dichiarato che non è titolata a occuparsene. Ma nel suo statuto (articolo 2, f) c’è scritto: “L’ANPI ha lo scopo di adottare forme di assistenza atte a recare aiuti materiali e morali ai suoi soci, alle famiglie dei Caduti e di coloro che hanno sofferto nella lotta contro il fascismo”. Dei risarcimenti ci si può occupare anche informando gli interessati della sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara irricevibile in Italia la sentenza della Corte di Giustizia dell’Aja, la quale bloccava ogni richiesta di risarcimento. Il fatto è che l’ANPI è passata dai risarcimenti alla riparazione, cioè all’accontentarsi di qualche opera memoriale. La Germania non deve potere dire di avere estinto il suo debito nei miei confronti per avere sovvenzionato con quattro soldi qualche opera memoriale. Preferisco che la Repubblica Federale di Germania rimanga per sempre mia debitrice perché i soldati tedeschi hanno ucciso e oltraggiato mio padre e i miei zii. Solo chi affronta i risarcimenti in modo del tutto superficiale vi vede il solo aspetto economico. Invece, come dimostra la sentenza della Corte Costituzionale, lo stesso diritto nazionale e internazionale trae da essi motivo per elaborazioni, che arricchiscono l’essenza stessa della democrazia. Un aspetto che viene trattato con superficialità, anche nell’articolo di Fabiani, è quello delle sentenze di condanna pronunciate dai tribunali italiani nei confronti dei criminali nazisti. Per la Germania tali condanne è come se non esistessero. Il sindaco di Fivizzano è stato l’unico, fra quanti ricoprono una carica pubblica in Italia, a recarsi di persona in Germania per chiedere conto di come si potesse attribuire una medaglia d’oro a un pluricondannato per le stragi di Marzabotto, Vinca e San Terenzo. Non sarebbe il caso che l’ANPI si decidesse a promuovere una forte mobilitazione dell’opinione pubblica per chiedere che i nostri giudici e i nostri tribunali siano rispettati dalla Germania? Esprimere il desiderio che, a 72 anni dalle vicende vissute dalle Formazioni partigiane nell’Alta Lunigiana e più in generale in tutta la Lunigiana, si cerchi di arrivare a una storia seria e veritiera non è “riproporre i soliti pro e contro da acritico e pregiudiziale tifo calcistico”, come purtroppo si lascia sfuggire con leggerezza il sig. Fabiani. Questo è il modo di banalizzare l’impegno di chi ha messo in gioco con generosità la propria vita in difesa dell’onore e del riscatto del popolo italiano. Anche la posizione che, secondo Fabiani, ha assunto il presidente provinciale ANPI, Alessandro Conti, di cercare la solita soluzione a “tarallucci e vino”, è una banalizzazione offensiva della memoria dei nostri partigiani. Qualunque siano stati i loro limiti, meritano di essere considerati con la massima serietà e con rispetto.

Lido Lazzerini