L’Appennino emiliano e i Salti del diavolo a “Geo”

Un itinerario da Berceto al Baganza nella popolare trasmissione di Rai3

08salti_diavolo1Nell’Italia delle meraviglie del paesaggio ci sono anche i Salti del diavolo, molto vicini a noi, sulla dorsale appenninica affiorano tra la valle dei fiumi Parma e Baganza. Un accurato documentario trasmesso da RAI 3 Geo martedì 11 febbraio ha illustrato un itinerario ricco di bellezza naturale, di attività agresti e pastorali, dove si pratica anche la transumanza nelle terre del Consorzio del Parmigiano Reggiano, di arenarie scolpite per farne utensili, simboli magici e religiosi e soprattutto opere d’arte di stile romanico del maestro Benedetto Antelami e della sua scuola.
Visitare la zona è un buon consiglio: in una giornata allargando l’itinerario si può partire da Berceto santa meta per i pellegrini della via Francigena in sosta nel prodigio del suo Duomo. Lasciata la strada della Cisa, a nordovest delle pendici del monte Cervellino si arriva al castello di Ravarano tra molte varietà di boschi cedui e fiori e buoni cibi.
Affiorano qui “I Salti del diavolo”, una forma geologica peculiare della val Baganza. In una escursione del CAI di Pontremoli abbiamo avuto anni fa la fortuna di avere come guida un geologo dell’Università di Parma che ha spiegato la strana formazione.

La leggenda che spiega la denominazione Salti del diavolo

08salti_diavoloFra le rocce stava un eremita in preghiera, il diavolo arrivò nei pressi della grotta e quando vide la croce di Cristo fuggì saltellando arditamente a passi giganteschi sulle bianche sporgenze che prendono nome da forme fantasiose: Dente del gigante come sul monte Bianco, Lo squalo e altro. Volendo allungare il passo da qui si può fare un salto a Talignano verso Fornovo per scoprire una chiesa romanica che ha sulla lunetta del portale centrale un’emozionante psicostasi (pesatura dell’anima) di un defunto contesa tra l’angelo di Dio e un diavolo imbroglione che cerca di far pendere la bilancia dalla sua parte con l’aiuto di un altro diavolo; la tenzone è un genere artistico che in letteratura ha la sua massima forza drammatica nel canto V del Purgatorio nel contrasto per il possesso dell’anima di Bonconte da Montefeltro.

Da Casale Monferrato a Modena c’è una successione di rocce sedimentarie scivolose (dette “flysch “ in dialetto della Svizzera tedesca) formatesi 82-80 milioni di anni fa nei fondali oceanici, nel periodo cretaceo ultimo dell’era mesozoica (degli animali di mezzo); coi colossali movimenti della formazione dei monti (orogenesi) si sono spostate e affiorano qui nella media val Baganza. Sono rocce sabbiose di calcare bianco friabile, costituito soprattutto di resti di microrganismi marini (così le bianche scogliere di Dover sulla Manica). 
Passando sulla via del Cirone il documentario Rai ha illustrato aspetti della cultura materiale in val di Magra, soffermandosi su Versola, sui vecchi mestieri del maniscalco e dello scalpellino, sulle case in arenaria, viuzze e portici (“volte”) e sull’addestramento dei cani per scovare il tartufo (tuber uncinatum), è stato intervistato il pastore Franco che ancora ha il mulo per le fatiche e la custodia del gregge. Per ristorarsi in modo sublime il massimo del piacere proposto è parmigiano e tartufo (un suo regno è Linara in val Baganza) innaffiato da malvasia di Parma, che piaceva tanto a Maria Luigia.

(m.l.s.)