
Nato a Lucca nel 1878, morì a Roma a 85 anni. Il suo nome alla nave tanto nota in questi mesi
Chissà se avesse mai pensato che il suo nome potesse essere citato universalmente così tante volte e affiancato ad una delle situazioni politiche più confuse della storia d’Italia: difficile crederlo, anche perché Ubaldo Diciotti è stato un onesto ufficiale che ha servito in Marina nelle due guerre mondiali svolgendo ruoli di responsabilità ma senza particolari clamori anche se il suo valore gli valse, nel 1941, la Medaglia d’Argento al Valore di Marina.
L’attuale “titolare” della nave della Guardia Costiera al centro del caso umanitario dei mesi scorsi e di quello giudiziario-governativo di queste settimane, era nato a Lucca il 23 dicembre 1878: dopo aver superato il biennio di matematica niente meno che alla “Normale” di Pisa, nel 1901 era entrato nel Corpo delle Capitanerie di Porto nel quale aveva ben presto mostrato notevoli capacità nell’organizzazione delle attività portuali e nella soluzione di problemi complessi e imprevisti.

All’attività di comando, con diversi gradi di responsabilità, di numerosi porti italiani (Chioggia, Trieste, Molfetta, Barletta, Sebenico, Ancona, Livorno e Napoli) affiancò quella più “diplomatica”: nel 1919, al termine della Prima Guerra Mondiale, con il grado di maggiore fece parte della commissione italiana che dovette attuare quanto previsto circa gli aspetti marittimi e portuali dall’armistizio con l’Austria-Ungheria; nel 1930, mentre era operativo a Genova, fu inviato a New York per partecipare alla riorganizzazione di quel porto, esperienza che gli valse nuove competenze che poté poi applicare all’ampliamento del porto genovese di Sampierdarena. Comandante della Capitaneria di Porto di Livorno fra il 1932 e il 1936 venne promosso Maggiore Generale di Porto nel 1937.
Prossimo al congedo, venne tuttavia tenuto in servizio perché incaricato nel 1939 quale Comandante del Porto di Tripoli. L’entrata in guerra dell’Italia lo colse in Libia dove ebbe la responsabilità di mantenere in funzione, nonostante i bombardamenti alleati, i porti della Tripolitania vitali per il contingente italiano impegnato in Nord Africa, opera che gli valse la Medaglia d’Argento.
Rientrato in Italia, rimase in servizio alla Direzione generale della Marina Mercantile fino al settembre 1943: con l’Armistizio, infatti, si ritirò non aderendo né alla Repubblica di Salò, né al Regno del Sud. Morì a Roma nel 1963.
Il suo nome è stato dato a due unità della Guardia Costiera: nel 2002 ad una nave poi radiata e ceduta a Panama; nel 2013 al pattugliatore che ben abbiamo imparato a conoscere. (p.biss.)