Un movimento di cittadini nato dal basso per il rilancio di una Lunigiana in crisi demografica. Le opportunità offerte dai cambiamenti epocali degli ultimi decenni possono trasformarsi in una maggiore attrattività per le aree interne.
Nel 2087 a Zeri ci saranno zero abitanti. Poi toccherà a Casola spopolarsi completamente. Pontremoli alzerà bandiera bianca nel 2143. E poi, poco a poco, tutti i Comuni lunigianesi moriranno. Tra 200 anni la Lunigiana sarà praticamente una terra deserta. No, non si tratta di una profezia di Nostradamus, ma piuttosto di una provocazione fondata su dati storici rielaborati con un semplicissimo modello matematico elaborato da Gabriele Monti, un Data Scientist modenese che vive a Mulazzo e presentato lo scorso 16 luglio al Bar Madonna di Villafranca durante l’incontro di “Io Vivo in Lunigiana”, un gruppo informale nato lo scorso febbraio per discutere dell’abitare in Lunigiana e del suo futuro e che oggi riunisce oltre 150 persone che si ritrovano periodicamente per parlare di ripopolamento e residenzialità.
All’evento, partecipato da un pubblico folto e da alcuni sindaci, è intervenuto anche il docente di economia Davide Tondani, che ha illustrato l’attuale quadro demografico della Lunigiana: la popolazione lunigianese compresa tra i 15 e i 19 anni si è praticamente dimezzata in 40 anni, un abitante su tre ha più di 65 anni e il 50% delle case lunigianesi sono oggi vuote, contro un 30% della media nazionale. Uno scenario catastrofico che sembra inarrestabile. “Io vivo in Lunigiana” raduna attorno a sé quelle persone che scommettono su un’inversione di rotta; un movimento nato dal basso, che crede che i cambiamenti epocali rappresentino un’opportunità. Il numero di persone con nuove sensibilità e alla ricerca di benessere, natura e senso di comunità è in continuo aumento. Il cambiamento climatico sta rendendo sempre meno vivibili le terre basse e il sociologo Andrea Membretti ritiene che ci si debba preparare a un “assalto” nella fruizione delle terre alte. La possibilità di lavorare da remoto è in continua espansione. Questi e altri fattori rappresentano un’opportunità senza precedenti per le aree interne come la Lunigiana, se il territorio sarà pronto a coglierle. Tre ad oggi gli incontri organizzati dal gruppo, che può essere contattato all’indirizzo mail iovivoinlunigiana@gmail.com.
Il primo è stato di conoscenza reciproca. Nel secondo si è parlato del rapporto tra “autoctoni” e “foresti” con Giovanni Teneggi, uno dei massimi esperti di cooperative di comunità in Italia e Maria Molinari, antropologa e una delle “anime” della comunità di Berceto. Nel terzo, quello del 16 luglio, si è parlato di spopolamento e di come invertire il trend negativo. Tanti gli spunti da parte del pubblico che è intervenuto: dalla proposta di attrarre spin-off universitari per creare nuove opportunità lavorative, alla richiesta di esonerare i pendolari dal pagamento del pedaggio autostradale, passando per il potenziamento e l’ammodernamento dei sistemi di mobilità, il supporto alle famiglie, fino a misure per supportare l’imprenditorialità, soprattutto giovanile.
Due invece le proposte provenienti direttamente dagli organizzatori, attuabili da subito con il supporto delle Amministrazioni locali. La prima: un’analisi di chi sono i nuovi abitanti lunigianesi, attraverso appositi questionari da sottoporre al momento di richiesta della residenza. A Pontremoli, per esempio, nel corso del 2023 ci sono stati oltre 200 nuovi residenti. Chi sono le persone che si sono trasferite? Perché sono venute? Cosa fanno e cosa cercano? Capire il fenomeno è precondizione indispensabile per lavorare efficacemente sul tema del ripopolamento. La seconda proposta: un sistema di accoglienza e “inserimento” diffuso, in cui ogni nuovo residente sia accolto, accompagnato e supportato da chi sul territorio già ci vive, come espressione di una comunità viva, attrattiva, accogliente e resiliente. “Accogliere e far sentire accolto chiunque decida di venire a vivere qui può essere la vera carta vincente”, sostengono i promotori di Io vivo in Lunigiana. “Permetterebbe a chi è del posto di confrontarsi con persone diverse, a chi arriva di sentirsi a casa e potrebbe essere anche un’incredibile attrattiva per chi è alla ricerca di quel senso di comunità che nelle città, ormai, spesso manca. Servono politiche territoriali lungimiranti che abbiano come obiettivo il ripopolamento e il miglioramento dei servizi per i residenti”. Serve, nell’idea dei promotori del gruppo, uno sforzo congiunto, un cambio di rotta e, forse, anche di mentalità. In questo modo, forse, il declino demografico potrebbe fermarsi e la Lunigiana continuare ad essere viva.