Marina di Carrara. Don Bruno Bignami ha animato il XIII convegno di Azione Cattolica in memoria di don Giuseppe Taliercio
Occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi, privilegiando azioni che generino nuovi dinamismi nella società affinché fruttifichino in importanti avvenimenti storici, piuttosto che tentare di occupare luoghi con obiettivi di potere e di autoaffermazione: è citando l’Evangelii Gaudium e il principio caro a Papa Francesco “il tempo è superiore allo spazio” che don Bruno Bignami, relatore sabato scorso al XIII convegno in memoria di don Giuseppe Taliercio, ha riassunto il senso della partecipazione dei cristiani e delle comunità cristiane alla vita del Paese. I
l prete cremonese che dal 2018 dirige l’Ufficio nazionale di Pastorale Sociale e del Lavoro della CEI, ospite dell’Azione Cattolica, del Progetto Policoro e dell’Ufficio diocesano della Pastorale Sociale nella sala conferenze dell’Autorità Portuale a Marina di Carrara, ha dialogato con i partecipanti al convegno sul tema “al cuore della partecipazione”, che è anche il tema della prossima settimana sociale dei cattolici in Italia che si terrà a luglio a Trieste.
Quattro i temi su cui si è tenuta la conversazione, tutti oggetto di una preparazione in stile sinodale venerdì sera in un evento tenutosi nelle sale parrocchiali di Bassagrande: i giovani, i luoghi della partecipazione, l’ambiente, le aree interne.
Temi apparentemente poco “ecclesiali”, ma in realtà essenziali per la comunità cristiana che, come affermato dal vescovo Fra Mario Vaccari, anch’esso presente al convegno, deve “allargare lo spazio della nostra tenda al territorio, uscire dai nostri spazi ristretti, annunciando il vangelo al mondo”.
Il dialogo sui vari temi, per forza di cose intrecciati tra di loro, ha fornito ai presenti un’idea molto chiara di Chiesa in uscita verso il territorio e la società civile. A partire dalla realtà giovanile, priva della giusta attenzione anche da parte della Chiesa “con il risultato di avere giovani che guardano altrove” ma che sono considerabili “nuovi poveri in termini di spazi e riconoscimento sociale”.
“La Chiesa – ha affermato don Bignami – deve alleggerire il proprio peso per prendersi cura dei giovani, delle loro sensibilità, delle domande che essi pongono”. È uno stile, quello proposto, che ha bisogno di luoghi di incontro dove ricostruire la partecipazione. Il mondo virtuale è uno di questi, non rinunciando a portare in essi lo stile dell’incontro vero, della relazione con le persone, in cui «la parola per maturare ha bisogno dell’ascolto e del silenzio”.
Ma anche i luoghi tradizionali, su cui si sono focalizzati diversi interventi del pubblico, possono essere generativi di un potenziale quando non vengono trasformasti “da luoghi di partecipazione a luoghi di potere” – il riferimento esplicito è stato a partiti e sindacati – ma ciò significa che l’epoca della partecipazione non è terminata, ma si sta esprimendo con nuove forme su cui porre attenzione.
Lo stile dell’ascolto proposto da don Bignami è risuonato anche in merito ai temi dell’ecologia integrale, cioè il perseguimento di un equilibrio tra sviluppo e ambiente, ascoltando le sofferenze delle persone e agendo per metterle in connessione con chi ha responsabilità economiche e politiche, evitando la tentazione della semplice protesta o quella del silenzio imbarazzato, “perché chi inquina o impoverisce l’ambiente magari finanzia la costruzione di una chiesa”.
La pista indicata appare quindi quella di una radicale innovazione dei modi di partecipazione della comunità cristiana. Un’innovazione che comincia nelle periferie.
“I destini del mondo si decidono in periferia” diceva don Primo Mazzolari, prete conterraneo di don Bignami. Ed è per questo che le aree interne non devono essere date per perse. “La pandemia e gli scenari prospettati dai cambiamenti climatici indicano che il futuro potrà essere anche lontano dalle grandi aree urbane”.
Serve però una visione “e la Chiesa, con la sua presenza, può favorire nelle aree interne ad essere laboratori di immaginazione del futuro”, ha detto don Bignami, mettendo al contempo in guardia da soluzioni economiciste fatte di tagli, accorpamenti, spoliazioni: “sono vissute dalle persone come gesti di allontanamento, anche quando a praticarli sono le istituzioni ecclesiali”.
Alessandro Conti, responsabile diocesano della Pastorale Sociale ha tirato le fila del convegno: per la Chiesa locale è tempo di un discernimento per capire come calare nella realtà apuane e lunigianese le tante sollecitazioni emerse e come lavorare a fianco di chi ha a cuore i problemi sociali del territorio.
Davide Tondani