“Favorire il dialogo e trovare percorsi per la pace”

Shevchuk grato al card. Zuppi per le missioni a Kiev, Mosca, Washington e Pechino

Il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei (Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Il card. Matteo Maria Zuppi, inviato del Papa Francesco, ha incontrato giovedì scorso, presso il Ministero degli affari esteri della Repubblica Popolare Cinese, Li Hui, rappresentante speciale per gli Affari euroasiatici. Il colloquio, come ha riferito una nota della Sala Stampa della Santa Sede, si è svolto “in un clima aperto e cordiale” ed “è stato dedicato alla guerra in Ucraina e alle sue drammatiche conseguenze, sottolineando la necessità di unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace”. È stato, inoltre, affrontato “il problema della sicurezza alimentare, con l’auspicio che si possa presto garantire l’esportazione dei cereali, soprattutto a favore dei Paesi più a rischio”.

Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina
Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina

Una missione molto importante, quella condotta dal card. Zuppi a Pechino, anche a giudizio di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, “perché la Cina è un grande giocatore geopolitico che ha dichiarato sempre di essere disposto a collaborare per la pace”. “È un chiaro segno che il Papa non si rassegna alla guerra”, ha osservato l’arcivescovo maggiore dei greco-cattolici ucraini. “La Santa Sede e il Santo Padre non sono indifferenti a quello che sta succedendo nel nostro Paese e stanno cercando tutte le possibilità per far cessare questa guerra insensata e deicida”. Sua Beatitudine ha quindi ripreso i diversi momenti dell’attività diplomatica svolta dal cardinale: “La sua visita in Ucraina – ha detto ai giornalisti – è stata veramente importante. Tutto quello che abbiamo messo nelle sue mani, lui lo ha portato a Mosca: la questione dei bambini ma anche l’elenco dei tanti civili ucraini rapiti, torturati, scomparsi a causa dell’aggressione russa”.

La missione a Mosca, il colloquio con il presidente Usa Biden e ora a Pechino: “sono tutti segni di speranza. Accompagniamo il card. Zuppi con le nostre preghiere”. Alle diverse domande su cosa è “pace giusta” per l’Ucraina, Sua Beatitudine ha risposto che la parola pace viene spesso “mutilata”. “Può avere tanti significati ma per gli ucraini vuol dire sopravvivenza. Se una pace non collabora alla sopravvivenza di un popolo, questa pace non è vera. Se questa pace non dura, vuol dire che è una tregua”. Pace non è “resa incondizionata”. Shevchuk ha espresso apprezzamento per le definizioni che il card. Zuppi ha dato della parola pace quando ha parlato di “pace giusta” e “sicura”. Di una pace – aggiunge – che “rispetta i principi morali e della legge internazionale”, che ha le fondamenta per “durare nel tempo”. Ma poi ha concluso: “La pace non è un calcolo umano, non è una tregua o un accordo diplomatico. La pace è un dono di Dio, quella pace che Gesù ci dona come un soffio del Risorto, come armonia dove nessuno è superfluo, dove ognuno ha diritto all’esistenza. Noi invochiamo questa pace ogni giorno”.

Agensir