Tensione altissima nel Kosovo

Scontri tra serbi e forze della Kfor. Una situazione che rischia di sfuggire di mano

Kosovo: le proteste del gennaio scorso per il blocco dei mezzi reimmatricolati con targa serba (Foto: ANSA/Sir)

Di tutto c’era bisogno, tranne che di un nuovo focolaio di guerra in Europa. Eppure sta succedendo, se è vero che di giornate di altissima tensione come quelle che il Kosovo sta vivendo negli ultimi giorni, nel Paese balcanico non se ne vedevano da anni.
Nei Comuni a maggioranza serba nel Kosovo del Nord – Zvecan, Leposavic e Zubin Potok – le proteste dei serbi contro i neoeletti sindaci di origine albanese sono sfociate in violenti scontri con la Kosovo Force (KFOR) – la forza militare internazionale guidata dalla NATO – lasciando 30 militari e 52 locali feriti.
È previsto l’arrivo di altri 700 soldati della Nato, in aggiunta ai 4.000 già presenti. Il governo del primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, ha accusato Belgrado di “guidare una folla estremista” nel nord del Paese, mentre il presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, ha schierato le truppe militari al confine, invitando però i suoi connazionali nel nord del Kosovo a “non entrare in conflitto con la Nato”.
I serbi del nord, da parte loro, hanno annunciato che continueranno le proteste fino al ritiro dei sindaci albanesi e delle unità della polizia del Kosovo.
“La situazione è molto complicata e rischia di sfuggire di mano perché i serbi del Nord stanno diventando incontrollabili”, commenta al Sir l’analista dei Balcani, Nikolay Krastev, il quale spiega che “la causa delle tensioni sono le elezioni amministrative in aprile boicottate dai serbi etnici, infatti al voto ha partecipato solo il 3,5% delle persone e nei quattro comuni a maggioranza serba sono stati eletti dei sindaci albanesi”.
E aggiunge: “La settimana scorsa i nuovi sindaci hanno provato ad insediarsi e questo ha provocato la protesta dei serbi, il governo di Pristina ha mandato la polizia per appoggiare i sindaci e le cose sono precipitate”.
A suo avviso, “è importante segnalare che gli Usa e altri Paesi Ue hanno duramente criticato le autorità del Kosovo “per aver provocato la tensione con la Serbia perché l’insediamento dei sindaci nelle aree del Kosovo del Nord sta distruggendo gli sforzi di migliorare le già tribolate relazioni bilaterali”.
“Nonostante l’accordo raggiunto da Vucic e Kurti nella primavera – afferma Krastev – non si è arrivati ai passi seguenti e la questione rimane aperta, per la mancata creazione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba”.
Poi spiega che “anche il presidente serbo Vucic si trova in una situazione molto complicata dopo le proteste di massa a Belgrado in seguito alle stragi di sparatorie e numerose vittime all’inizio di maggio… Lo status irrisolto del Kosovo rappresenta una spaccatura dolorosa ed è una bomba ad alto rischio”.
“D’altro canto – conclude – gli Stati Uniti e l’Ue sono preoccupati che le tensioni in Kosovo vadano a favore degli interessi russi e serbi per la destabilizzazione dei Balcani occidentali”.