Eternità

Domenica 13 novembre – XXXIII del tempo ordinario
(Ml 3,19-20 – 2Ts 3,7-12 – Lc 21,5-19)

E così Gesù non si ferma e smaschera l’intima fragilità del mondo. Un soffio di parole e le pietre del tempio di Gerusalemme sono spazzate via. Uno sguardo alle guerre e alle rivoluzioni che segnano di sangue il mondo e Gesù mostra quanto sia fragile la pretesa politica di garantire sicurezza. Nemmeno la natura è affidabile: terremoti, carestie e pestilenze. Persino il totem della famiglia è sbriciolato da parole che sembrano non avere pietà: “sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici”. E se qualcuno arrivasse al punto di voler provare a credere solamente in se stesso ecco che Gesù arriva fino a quell’intima perversa tentazione: “mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa”, cioè: non confidante troppo sulla vostra forza. Quello che fa Gesù è smascherare l’intima insicurezza delle cose del mondo, l’impossibilità di appoggiarsi totalmente alle istituzioni religiose, alle istituzioni politiche o culturali o tradizionali, nemmeno di confidare troppo in se stessi. Lo so che è faticoso questo brano evangelico, perché ci espone totalmente e definitivamente ma Gesù non ha più tempo, è a un passo dalla passione morte resurrezione. Non ha più tempo e deve mostrare il vero volto del mondo prima che i poteri religiosi e politici vengano a prenderlo per crocifiggerlo.
Perché sempre il potere crocifigge. Gesù con queste parole vuole guardare negli occhi la paura accovacciata nel cuore di ogni uomo, quella paura che poi urla e aggredisce l’innocente, quella paura che costruisce edifici religiosi e impalcature moralistiche per nascondersi dietro un potere che tende a lasciare le cose come stanno. Non ha più tempo Gesù perché l’orto degli Ulivi è dannatamente vicino, il sangue e il tradimento, la calunnia e la paura, la notte e le lacrime, il suicidio di un amico e l’abbandono dei discepoli… tutto sta per accadere. Il mondo sta per implodere di paura, il mondo sta per sacrificare l’Amore sulla croce del potere. E allora parla. Che questa è la fine del mondo.
“Quando dunque accadranno queste cose?”, “quale sarà il segno?”, questo domandano le folle, come se fosse importante saper quando bisogna morire. No, non è questa la domanda, perché il mondo finisce sempre e segno di questa fine è la continua sconfitta dell’amore, è la paura, è il tradimento. No, non importa sapere quando moriremo ma quando decideremo che è arrivato il momento di iniziare a vivere davvero. Non quando finisce il mondo ma quando inizia. Iniziare a vivere pericolosamente liberi, senza rete.

don Alessandro Deho’