Si è svolto ad Avenza il Convegno Pastorale Diocesano 2022
“Come vi siete accorti, non ho dato linee pastorali precise. Le parrocchie, i movimenti, le aggregazioni, gli Uffici pastorali continueranno a svolgere la loro preziosa opera di riflessione, di organizzazione e di annuncio del Vangelo sul territorio: ogni sforzo deve essere compiuto per confluire all’interno del processo sinodale, così come questo convegno ha cercato di delineare”. Sono le parole del vescovo Mario a conclusione dell’intervento che ha svolto nella giornata di sabato 22 ottobre al Convegno Pastorale Diocesano che si è tenuto ad Avenza (nella parrocchia Maria SS. Mediatrice), il primo presieduto da mons. Vaccari, dopo l’ingresso in diocesi nel 22 maggio scorso.
Molti i partecipanti all’appuntamento diocesano, provenienti dalle parrocchie della Costa e della Lunigiana, così come anche numerosi sono stati membri di associazioni e movimenti convocati per un appuntamento che ogni anno si rinnova all’inizio dell’anno pastorale.
L’incontro, condotto da don Maurizio Iandolo, vicario per la pastorale, nella giornata di venerdì 22 è stato caratterizzato dal contributo offerto da Giuseppina De Simone, membro della Segreteria nazionale per il Cammino sinodale, che nel suo intervento ha sottolineato come il secondo anno di questo impegno della Chiesa Italiana, sia caratterizzato dai cosiddetti “Cantieri di Betania” cioè “spazi di sinodalità vissuta, che permetta un confronto ampio e profondo, in modo da far emergere anche la voce di quanti hanno difficoltà a prendere la parola in contesti formali”, come si legge nel Vademecum predisposto dalla CEI.
In particolare, la dott.ssa De Simone ha approfondito “il cantiere della strada e del villaggio”, in cui siamo chiamati a prestare ascolto ai diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano: il pensiero va alla povertà, all’emarginazione e al disagio, ma anche gli ambienti della cultura, delle religioni, delle arti, e poi l’economia, l’imprenditoria, l’impegno sociale e politico, infine il volontariato e Terzo settore.
“Gesù non evita i villaggi – ha detto – ma insieme ai discepoli li attraversa, incontrando persone di ogni condizione: sulle strade e nei villaggi il Signore ha predicato, guarito, consolato e non si è mai sottratto all’ascolto, al dialogo e alla prossimità”.
Terminato l’intervento, i partecipanti al convegno si sono riuniti nei “tavoli sinodali”, veri e propri laboratori, dove lasciarsi interpellare dalle domande e dalle sfide della contemporaneità. Ma la sfida di camminare insieme sarebbe incompleta, senza l’incontro con gli uomini e le donne, che nel mondo attraversano la storia assieme ai cristiani.
Infatti nella veglia missionaria celebrata dal vescovo nella sera di venerdì, forti sono stati i segni proposti, in un clima di preghiera attenta e intensa: significative le testimonianze di Mauro e Andrea, che hanno raccontato la loro esperienza di missione in Africa, rispettivamente in Camerun e in Angola.
Nella giornata di sabato 22 ottobre, c’è stato il momento dell’intervento del vescovo e del Consiglio episcopale, l’organismo che collabora con fra’ Mario nel governo della diocesi.
Mons. Vaccari ha esposto una relazione dove ha analizzato alcuni fenomeni che caratterizzano il territorio diocesano, come la riduzione numerica di partecipazione alla vita comunitaria e lo spopolamento dei paesi, mentre ha anche evidenziato che “la comunità cristiana ha bisogno di conversione per ritrovare in Cristo la ragione di una rinnovata unità, per ritrovare in Cristo il fondamento per la edificazione del suo corpo”.
Ma nel contesto di quel “cambio d’epoca”, citato più volte da papa Francesco, il vescovo ha voluto sottolineare alcune sfide, scaturite anche dal post-pandemia: un annuncio più kerygmatico ed esperienziale nelle catechesi e nelle omelie, una proposta comunitaria che privilegi l’accompagnamento delle persone secondo il passo che ciascuno può compiere, una corresponsabilità pastorale più piena tra sacerdoti e laici, un uso più sobrio del tempo, oltre le tante riunioni, ma più unità, una rinnovata presenza dei cristiani nei luoghi della sofferenza (ospedali e carceri) e della politica. Il vescovo poi ha accennato alla presenza del clero nel territorio, evidenziando come il 48,75% del clero abbia più di 70 anni, mentre nei prossimi 10 anni avremo una probabile diminuzione del 35-40% di presbiteri in servizio, tenendo conto che già molti sacerdoti hanno la cura pastorale di molte parrocchie.
Ma nel contesto di quel “cambio d’epoca”, citato più volte da papa Francesco, il vescovo ha voluto sottolineare alcune sfide, scaturite anche dal post-pandemia: un annuncio più kerygmatico ed esperienziale nelle catechesi e nelle omelie, una proposta comunitaria che privilegi l’accompagnamento delle persone secondo il passo che ciascuno può compiere, una corresponsabilità pastorale più piena tra sacerdoti e laici, un uso più sobrio del tempo, oltre le tante riunioni, ma più unità, una rinnovata presenza dei cristiani nei luoghi della sofferenza (ospedali e carceri) e della politica. Il vescovo poi ha accennato alla presenza del clero nel territorio, evidenziando come il 48,75% del clero abbia più di 70 anni, mentre nei prossimi 10 anni avremo una probabile diminuzione del 35-40% di presbiteri in servizio, tenendo conto che già molti sacerdoti hanno la cura pastorale di molte parrocchie.
In questo senso, mons. Vaccari ha auspicato la ripresa del tema delle Unità/Entità Pastorali nell’ottica di una riorganizzazione del territorio, mentre le piste di lavoro che emergono dal Cammino sinodale si devono intrecciare con le linee della pastorale ordinaria di parrocchie e diocesi. “La prospettiva ultima per orientare questo cammino sinodale della Chiesa – ha detto il vescovo – consiste nell’essere al servizio del dialogo di Dio con l’umanità e percorrere insieme la via per il Regno di Dio”
(df)