La grande vitalità spirituale della diocesi di Milano: da Alfredo Schuster a Giambattista Montini

Il primo, dopo la promulgazione delle leggi razziali condannò l’ideologia fascista. Il secondo, dopo cinque anni alla guida della diocesi milanese, venne eletto Papa

L’arcidiocesi di Milano nel Novecento ha espresso grande vitalità spirituale, ricchezza di idee e di iniziative caritative e sociali, nel solco di una vivace tradizione di cattolicesimo liberale consolidatasi nell’Ottocento, poi la fondazione nel 1922 dell’Università Cattolica e la guida di arcivescovi di straordinario carisma.

Il card. Alfredo Schuster (1880 – 1954)

La Curia milanese dal 1929 al 1954 fu governata da Alfredo Schuster (Roma 1880 – Venegono 1954), bavarese, figlio di un tedesco, caposarto per le milizie in Vaticano. La sua formazione fu di straordinaria intensità e ampiezza di orizzonti culturali e teologici. Entrò nell’Ordine benedettino diventandone abate, cardinale dal 1929; nel 1996 è stato proclamato beato. Negli anni difficili del regime fascista, in stretta intesa con papa Pio XI, che nel 1937 aveva condannato il nazismo, il card. Schuster dapprima si illuse di poter cristianizzare il fascismo, con presenza liturgica e associativa nella vita pubblica, ma l’illusione crolla con le leggi razziali del 1938. Aveva fatto parte di Amici Israel, la lega cattolica internazionale contro l’antisemitismo e il razzismo. Appena varate le leggi razziali, il 13 novembre 1938 dal pulpito del Duomo di Milano pronunciò con fermezza l’omelia che condanna l’ideologia neo-pagana, serpeggiante in Italia come “un’eresia che attenta alle fondamenta soprannaturali della chiesa cattolica”e “rinnega all’umanità ogni altro valore spirituale”. Pubblicata sul quotidiano cattolico L’Italia , il direttore, pur difeso dal papa, fu licenziato e il cardinale Schuster fu detto “traditore e antifascista”.

Il card. Giovanni Battista Montini (1897 – 1978)

Altro momento di speciale impegno civile fu l’incontro promosso nell’arcivescovado di Milano alla caduta della Repubblica Sociale tra Mussolini e i rappresentanti partigiani per tentare di concordare la resa e propose la consegna agli Alleati, ma l’ex-duce si rifiutò e tentò la fuga. I suo corpo e degli altri assassinati, esposti in modo indecente, fu benedetto dal cardinale perché “si deve aver rispetto di ogni cadavere”. Un grande pastore, generoso e coraggioso: durante la guerra molto attiva fu la “Carità dell’arcivescovo”. Promosse tante iniziative, vicino al clero e ai laici con l’invio di lettere pastorali, tenne sinodi e due congressi eucaristici, ristrutturò i tre seminari milanesi, nel 1952 fu il primo presidente della CEI. Ormai anziano e malato si ritirò in seminario presso Varese, è beato.

Il successore fu Giambattista Montini (Concesio 1897- Castel Gandolfo 1978), un bresciano di famiglia borghese, colta, cattolico-liberale in politica. Ebbe una formazione di alto livello, prima presso i gesuiti e il Seminario di Brescia, poi a Roma studia materie giuridiche alla Gregoriana, e lettere e filosofia all’Università Statale, compie anche studi diplomatici. Con questo curriculum nel 1954 è nominato arcivescovo di Milano, cardinale nel 1958, lascerà la diocesi nel 1963 per il conclave e ne uscirà papa. A Milano diede un’impronta progressista al suo magistero, risollevò la diocesi. Erano tempi difficili con problemi di ricostruzione, immigrazione dal sud d’Italia, diffusione dell’ateismo e secolarizzazione. Si occupò molto dei lavoratori, cattolici e non, presente nelle parrocchie con frequenti visite, relazioni. Non mancarono forme di dissenso da parte dei cattolici conservatori, lo giudicavano troppo aperto, anche per le questioni della politica. A Milano fu favorevole alla formazione della prima giunta di centro-sinistra, con cautela fece fare alla DC un percorso di maggiore autonomia dalle gerarchie ecclesiastiche, era la linea che impostò in consonanza con l’amico Aldo Moro, della cui tragica sorte Montini diventato papa Paolo VI soffrì così tanto che poco dopo morì. Il suo pontificato è glorioso: papa della modernità, portò a compimento il Concilio, nelle tante encicliche ha espresso la sua potente statura spirituale e culturale che lo ha fatto proclamare beato e santo. Maria Luisa Simoncelli