Un G20 incapace di andare oltre risultati modesti
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Del vertice del G20 di Roma, l’informazione italiana ha narrato soprattutto la bellezza ritrovata di Roma (rifiuti e degrado denunciati per anni evidentemente sono scomparsi), le doti di leadership di Draghi – come se la presidenza dei vertici non segua una turnazione pianificata anni prima – e la foto dei Grandi intenti a gettare le monete a Fontana di Trevi (se la stessa scena l’avesse pensato lo staff della comunicazione di un altro governo avrebbe avuto la stessa positiva accoglienza?).
La visita compiuta dai capi di Stato e di governo alla Fontana di Trevi ha involontariamente trasmesso l’idea di un vertice che per la modestia dei risultati raggiunti, in una fase cruciale per i destini del mondo, sia stato più simile a un consesso di cortesia, che il provincialismo e la retorica governista di gran parte dell’informazione italiana hanno tentato di mascherare. Certamente poteva andare anche peggio, ma i pur encomiabili sforzi di mediazione della presidenza italiana, al di là delle acritiche santificazioni, non sono riusciti ad andare oltre un multilateralismo nominalistico, del quale non si intravede la sostanza.
E così, sulle difficoltà delle catene di approvvigionamento delle materie prime, sull’aumento dei costi con il relativo rischio inflazionistico, il G20, nella sua dichiarazione finale, si limita a confermare “attenzione alle sfide globali che stanno impattando sulle nostre economie” e all’impegno di lavorare “insieme per monitorare e affrontare questi problemi man mano che le nostre economie continueranno la ripresa”.
L’imposta minima globale delle imprese multinazionali è stata definita dai Grandi un “traguardo storico”, nonostante i due pilastri della nuova imposizione arricchiranno il gettito soprattutto di Stati Uniti e Cina e l’aliquota minima del 15% non ristabilirà alcun riequilibrio etico con la tassazione sul lavoro, ovunque ben più alta.
Anche sul tema della pandemia gli esiti dell’incontro vanno poco oltre le dichiarazioni di principio: l’obiettivo del G20 è quello di vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i Paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022, mettendo in campo «iniziative per aumentare la fornitura di vaccini e prodotti medici essenziali nei Paesi in via di sviluppo».
Ma non è passata (i primi pareri contrari sono arrivati da Draghi e Macron) la proposta di India e Sud Africa di liberalizzare i brevetti per accelerare la campagna di vaccinazione nei Paesi poveri, dove solo il 3% della popolazione ha ricevuto almeno una dose.
E infine il clima: l’obiettivo “emissioni zero”, portando a compimento il processo di decarbonizzazione, sarà raggiunto «entro o intorno a metà secolo», un’affermazione ambigua, affiancata dalla rassicurazione che il limite al surriscaldamento del pianeta resta fissato a 1,5 gradi, come stabilito a Parigi nel 2015. Ma sul come raggiungere gli obiettivi, da Roma non è arrivata alcuna risposta, rimandando tutto al vertice sul clima iniziato a Glasgow lunedì.

(Davide Tondani)