Smart Working Pontremoli: un successo oltre ogni aspettativa

Ad un anno dalla partenza del progetto ben 24 persone si sono trasferite in città, di cui 9 in pianta stabile. Tanti i progetti in ballo e il sogno di allargare l’iniziativa ad altri comuni della Lunigiana

Il gruppo di “Smart Workers”, assieme agli ideatori dello Smart Working Pontremoli in piazza Duomo
Il gruppo di “Smart Workers”, assieme agli ideatori dello Smart Working Pontremoli in piazza Duomo

Arrivano dalle metropoli del Nord Italia ma anche da cittadine del Centro e da diversi Paesi del mondo: Dublino, Denver, San Paolo, Stoccolma. Fanno i mestieri più diversi, sono musicisti e scrittori, ma anche impiegati e manager, bancari e insegnanti. In comune, il desiderio e la possibilità di lavorare a distanza. Ed una scelta ben precisa come luogo, Pontremoli: nel pieno della pandemia hanno deciso di ritirarsi qui – con un panorama bucolico e l’aria buona – per scoprire un nuovo modo di lavorare. A contatto con la natura e con una comunità accogliente. Era il settembre del 2020 quando alcuni ragazzi decisero di mettere in piedi un progetto semplice ma ambizioso allo stesso tempo, lo “Smart Working Pontremoli” il cui obiettivo era quello di invertire la tendenza dello spopolamento in città e allo stesso tempo far capire come Pontremoli fosse una città a misura d’uomo e che, attraverso il lavoro a distanza o se preferite smart working, era pronta ad accogliere chi volesse lasciare la città per uno stile di vita più rilassato e vivibile. Poco più che dodici mesi dopo si può dire che non solo la la sfida è vinta ma “è andata oltre ogni più rosea aspettativa” come ci dice Emanuele Del Signore, uno degli ideatori del progetto. E non lo dice solo Emanuele, lo testimoniano i numeri: dall’inizio del progetto sono ben 24 le persone che hanno scelto di trasferirsi a Pontremoli, e di questi nove sembrano intenzionati a mettere radici stabili all’ombra del Campanone. Come una ragazza originaria di Piacenza esperta di innovazione in ambito sanitario, che dopo 6 mesi ha già deciso di acquistare casa. Oppure una giovane coppia proveniente da Dublino (musicista italiano lui, scrittrice americana lei), e ancora una famiglia italo-brasiliana di 3 persone di San Paolo, titolari di un’importante società di produzione video con base in Brasile. Ma c’è anche, chi, partito con l’idea di fermarsi pochi giorni, sta già allungando i tempi della sua permanenza “come un giovane neozelandese, che si occupa di strategie pubblicitarie. Aveva chiesto posto per restare pochi giorni ma poi ha deciso di fermarsi un mese. Ed ora sta addirittura valutando l’acquisto di una casa”.

Lo spazio coworking presso il seminario Vescovile
Lo spazio coworking presso il seminario Vescovile

Insomma Pontremoli sta diventando meta di smart worker in cerca di una casa in cui lavorare circondata da un buon panorama e condita dai profumi del buon cibo. Ma anche i pontremolesi ci mettono del loro come sottolinea Del Signore “la viva e accogliente comunità ha permesso ai nuovi cittadini di sentirsi subito a casa, accolti e parte attiva della città”. Sempre nell’ambito del progetto si è creata un’area di coworking presso il Seminario Vescovile “grazie alla disponibilità di padre Dario Ravera” in cui non solo è possibile effettuare il proprio lavoro ma si possono creare confronti e sinergie con gli altri lavoratori presenti. È chiaro che ora la domanda nasce spontanea, dopo questo primo anno con risposte così importanti non c’è la voglia di allargare gli orizzonti? Senza dubbio, ci conferma del Signore, e uno dei primi passi è quello di cercare nuovi alloggi. E per questo si sta chiedendo a chi ha una casa sfitta (nel raggio di 5 km dal centro) di “entrare nel progetto Start working Pontremoli e di affittarla a professionisti referenziati. Gli unici requisiti indispensabili sono che l’appartamento deve essere ammobiliato e pronto all’uso e dotato o dotabile di collegamento internet veloce”. Ed invece sull’ipotesi di allargare il progetto al resto della Lunigiana? “Sarebbe bellissimo, ma è evidente – sottolinea Del Signore – che non potremmo essere noi a seguirlo (anche perché il loro impegno è senza scopo di lucro n.d.r.). Però siamo disponibili a confrontarci con chi volesse realizzare un progetto simile ad Aulla, Fivizzano o in altri comuni della Lunigiana raccontando la nostra esperienza e offrendo il nostro supporto. Però vogliamo essere chiari, per entrare nella nostra squadra (usufruendo quindi dei canali del progetto) dobbiamo avere la garanzia che ci sia lo stesso nostro impegno. Altrimenti rischierebbe di essere dannoso per entrambi”. (r.s.)