“Aprire nelle parrocchie la strada per la inclusione delle persone disabili”

Intervista a suor Sandra Borruto, direttrice dell’Ufficio diocesano per la Catechesi

Di recente nella nostra diocesi, all’interno dell’Ufficio Evangelizzazione e Catechesi, si è formata una Commissione dedicata alla Inclusione. Il gruppo, formato da catechisti di varie parrocchie, persone con disabilità, persone sensibili o esperte della problematica stessa, si propone alcuni obiettivi, come sensibilizzare alla piena inclusione delle persone con disabilità nel tessuto parrocchiale e diocesano, promuovere una continua educazione alla fede, l’accesso ai sacramenti per una piena ed arricchente spiritualità.
Chiediamo più informazioni a suor Sandra Borruto, direttrice dell’Ufficio diocesano per la Catechesi e membro della Commissione. “Nonostante il gruppo abbia iniziato a lavorare da poco tempo, abbiamo già rilevato molte criticità. Infatti, se a livello nazionale e regionale esistono modalità e percorsi ben strutturati predisposti per i fedeli con disabilità, nel nostro territorio la problematica è ancora lasciata alla sensibilità, disponibilità, discrezione e buona volontà del singolo parroco e parrocchia. Infatti se sotto il profilo strutturale e architettonico le chiese hanno tutte una buona accessibilità, riteniamo manchi ancora molta attenzione verso la partecipazione alla vita della comunità, sia sotto l’aspetto relazionale che spirituale”.

Suor Sandra Borruto direttrice dell’Ufficio diocesano per la Catechesi

Dalle riflessioni e dai lavori della Commissione Inclusione è emerso infatti che nella Chiesa ci siano ancora molti pregiudizi e retaggi culturali del passato, legati al dolore ed alla sofferenza. È innegabile che la persona con disabilità porti in sé lo “stigma” della diversità, imperfezione, dolore, sofferenza. Sofferenza forse ancora troppo legata al peccato, castigo, punizione divina. Oppure sofferenza intesa come passiva partecipazione al patire di Cristo o come mezzo di redenzione futura, ma quasi mai una situazione da sublimare ed offrire, trasformandola in positività e ricchezza per la persona stessa e la collettività nel tempo presente.
“È sentire diffuso, purtroppo – continua Sr. Sandra – che la persona con disabilità venga percepita come soggetto passivo, su cui i fratelli devono agire ‘le opere di carità’, e poco come soggetto attivo, che a sua volta, con le sue modalità, alimenta la propria fede, esercita la carità, per scoprire e far fruttificare al meglio i propri talenti, istaurare relazioni significative, per una sorta di conversione reciproca, una mutua ‘com-passione’, per conoscere, e far riconoscere da tutta la comunità, la propria vocazione e compiere la volontà del Padre”.
Dobbiamo rilevare che, se per i sacramenti come l’Eucarestia e la Riconciliazione c’è, nonostante le difficoltà, una certa attenzione ed una predisposizione, escludendo il matrimonio per persone con disabilità fisica o sensoriale, riguardo invece ai sacramenti quali l’ordinazione e la consacrazione, tranne che per religiosi con disabilità acquisita, la strada è ancora tutta da tracciare.
La Commissione per l’Inclusione ha iniziato il suo operato fornendo strumenti didattici, nello specifico quaderni e sussidi per i catechisti, pensati per i “tempi forti” come l’Avvento e la Quaresima. Ha indetto inoltre il Concorso “Tutti tralci della stessa vigna” per elaborati grafici e pittorici sul tema dell’inclusione, indirizzato alle classi di catechismo di tutte le parrocchie.
“Ho voluto questa Commissione perché ritengo importante che la nostra Chiesa diocesana si accorga della mancanza all’interno delle nostre comunità di strategie di accoglienza per questi fratelli – conclude sr. Sandra – per questo la Commissione continuerà a lavorare per “inventarsi” metodologie perché a questo tema sia data la giusta attenzione”.

(df)