Spinta ad un nuovo modello di assistenza degli anziani

Aspettative affidate alla nuova commissione governativa presieduta da mons. Paglia

Una casa di riposo per anziani
Una casa di riposo per anziani

Tra i tanti temi che hanno creato e continuano a creare divisione anche in tema di pandemia, senza dubbio ai primi posti troviamo il vero e proprio tsunami che ha travolto molte delle case di riposo per anziani – ai diversi livelli di assistenza – sparse in tutta Italia. Per mesi si è portato in primo piano il dramma della Lombardia ma onestà vuole che tante residenze di quel tipo, distribuite nelle diverse regioni, abbiamo conosciuto momenti di vera e propria emergenza, tramutatasi, poi, in percentuali di decessi da brivido.
Per far sì che questo non abbia a ripetersi, sono almeno due i percorsi intrapresi a livello centrale: da una parte l’Istituto superiore per la sanità (Iss) ha diramato nuove regole per la gestione dell’aspetto sanitario di Rsa ed affini, dall’altra il governo ha insediato una “commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana” alla guida della quale ha proposto, non senza suscitare polemiche, mons. Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto teologico per le scienze del matrimonio e della famiglia. Per quanto riguarda le nuove regole, è evidente che il primo obiettivo sia quello di non escludere del tutto dal contesto sociale persone già in difficoltà per le diverse patologie che possono colpire gli anziani. In tal senso, le strutture sono di nuovo aperte alle visite dei parenti e allo svolgimento di quelle attività di gruppo che in tempi normali già si svolgevano al loro interno.
È appena il caso di sottolineare la necessità che tali riprese debbano avvenire in sicurezza. Il problema non è di quelli facili da risolvere perché nelle Rsa sono presenti non solo anziani sani, già comunque più fragili di fronte al Covid-19, ma anche pazienti cronici o disabili, quindi molto più a rischio di esiti letali in caso di contagio.

Mons. Vincenzo Paglia
Mons. Vincenzo Paglia

Ancora più delicato appare il problema se si considera che gli ultimi dati Istat, riferiti al 2015, registravano l’esistenza di 12.828 presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari per un totale di 390.689 posti letto, dei quali 382.634 occupati. Forte in questo settore è la presenza dei privati e nel corso degli anni anche le tipologie di questi presidi si sono moltiplicate.
È facile capire, perciò, che i controlli di attività che, a parte le istituzioni religiose, mosse, almeno alla loro origine, da motivazioni di tipo caritativo, appaiono ormai come un vero e proprio business economico, diventano davvero un’impresa improba, essendo le stesse presenti su tutto il territorio nazionale. D’altronde le prospettive non vanno di certo nel senso di una diminuzione del fenomeno, se è vero che il primo problema di Paesi come il nostro è proprio quello dell’invecchiamento della popolazione.
Nasce da qui l’idea del governo, in primis del ministro della salute, Roberto Speranza, di costituire la commissione di cui sopra, che dovrà indagare sul fenomeno e produrre proposte per la riforma. Un tema, si pensa subito, sul quale non dovrebbero esserci giochini di potere da parte dei politici.
Pensiero troppo ingenuo perché subito sono emerse le perplessità da parte del Movimento 5 Stelle sulla nomina di mons. Paglia. Pur affermando che “non è in discussione l’elevato profilo morale e culturale del mons. Paglia” hanno subito ribadito che “il servizio sanitario nazionale è e deve rimanere laico e pubblico” e lamentato “il mancato coinvolgimento degli attori dell’assistenza territoriale, come medici di famiglia e assistenti sociali”.
Al di là delle polemiche, ci permettiamo di aggiungere “di basso livello”, è chiaro il punto di partenza di questa iniziativa, alla quale auguriamo sorte migliore di quella toccata a tante altre analoghe varate per altre emergenze. “I mesi del Covid – ha spiegato Speranza – hanno fatto emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione più anziana. La commissione aiuterà le istituzioni a indagare il fenomeno e a proporre le necessarie ipotesi di riforma”.
Da parte sua, mons. Paglia, dopo i dovuti ringraziamenti rivolti al ministro, ha lasciato intendere che la Commissione ha davanti a sé l’opportunità di dare una vera svolta al modo in cui la società si occupa delle persone più anziane e in difficoltà. L’obiettivo, magari un tantino ambizioso, sarebbe quello di passare da un’ottica di assistenza residenziale (i ricoveri, parola un po’ esagerata ma che forse può contribuire a fare chiarezza) ad una più rispettosa dei bisogni dell’assistito, quindi diffusa sul territorio attraverso l’assistenza domiciliare, il sostegno alle famiglie e la telemedicina. L’auspicio del neo presidente è che “l’Italia, Paese tra i più longevi ed anziani del mondo, possa mostrare un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale”.

(a.r.)