Gli anni ruggenti di Valentino Musetti pilota e stuntman in giro per il mondo

Da Grondola a Londra. Caschi per le corse e costumi sui set di “007”, “Superman”, “Indiana Jones”

Una bella immagine di Valentino Musetti
Una bella immagine di Valentino Musetti

Non capita a tutti di buttare a terra Christopher Reeve sul set di Superman e neppure di gettarsi nelle cascate del Niagara, sospeso a sottili fili d’acciaio. Difficile anche pensare di potersi capottare più volte all’inseguimento di Sean Connery nei film di 007. Con Valentino Musetti, pontremolese di Grondola, si potrebbe parlare per giorni perché il racconto emerge poco per volta, quasi che perduri quella riservatezza di chi ha lavorato con i più celebri attori senza vantarsene. Perché, tra il 1969 e il 2004, Valentino ha lavorato come stuntman in una settantina di produzioni, tra serie tv e cinema, ma può vantare anche una ventina di apparizioni come attore. Anche in Batman. La sua è una famiglia segnata dall’emigrazione. Il nonno materno, Alberto Cappuccini, era nato a Montevideo e dopo un breve ritorno a Grondola era ripartito, questa volta per gli Stati Uniti. Era il 1926: il lavoro quello nei ristoranti italiani prima a Philadelphia poi a Chicago. Tornato al paese aveva deciso di non partire più: così, nel secondo dopoguerra, non aveva seguito la moglie e i figli in partenza per Londra. Valentino, classe 1943, era rimasto a Grondola con l’altra nonna; poi, a sei anni, aveva raggiunto i genitori Oltremanica. Cresciuto tra Soho e Piccadilly, era avviato sulla comoda strada del ristorante di famiglia, “Il Cucciolo”, ma una buona situazione economica gli permetteva di togliersi più di una soddisfazione con le auto sportive.

Musetti a bordo di un auto da corsa
Musetti a bordo di un auto da corsa

Frequentatore del circuito di Brands Hatch, dimostrava di saperci fare davvero e un giorno gli avevano proposto di salire su una Lotus da competizione al fianco di Jimmi Clark, due volte campione del mondo. Quei giri di pista hanno contribuito a cambiare il destino di Valentino Musetti: prima la scuola piloti del circuito, poi le gare ogni volta che poteva. Di lui si ricordano ancora in tanti e proprio in questi giorni la storica rivista di motori “Autosprint” gli dedica un servizio di 8 pagine! L’altra passione che ha cambiato il corso della sua vita è stata la palestra di judo: campionato nazionale britannico 1958 nella categoria Junior, cintura nera si era sentito proporre di aiutare alcune attrici nell’apprendimento dei fondamentali per esigenze di produzione. Si era fatto subito apprezzare e presto era arrivata la proposta di lavorare in una serie televisiva. A Londra si girava nei tanti “studios” sparsi per la città: questo gli aveva permesso di mantenere un legame con il ristorante. Durante il giorno il lavoro sul set, la sera tra i tavoli del Cucciolo dove spesso arrivavano piloti, registi, attori e attrici. Il primo distacco lungo era avvenuto nel 1968: il suo gruppo di stuntmen viene scritturato per “The Italian job”, film con Michel Caine da girare a Torino e nel quale le scene con le auto sportive (comprese quelle nella pista sul tetto del Lingotto) erano una delle principali attrazioni del film. Sembravano scritte apposta per Valentino! Subito dopo arrivano le produzioni americane: sono decine i film che lo hanno visto pilota di auto civili o della polizia e di mezzi militari (carri armati compresi); capottamenti e voli non si contano.

Musetti con il costume di Superman durante il suo lavoro di stuntman
Musetti con il costume di Superman durante il suo lavoro di stuntman

Nel 1976 è in Olanda a girare il colossal di guerra “Quell’ultimo ponte”; dal 1977 è in giro per il mondo sui set del primo e secondo “Superman”; nel 1980 si divide tra la Libia e la Giordania per le riprese de “I Predatori dell’Arca perduta”. Ma il personaggio al quale Valentino resta più legato è James Bond: sono tre gli agenti 007 che ha visto passare: Sean Connery, Roger Moore e Pierce Brosnan. Gli è capitato anche di “sfiorare” Daniel Craig sul set nelle cave di Carrara. Ma l’esperienza che più resta impressa nella memoria è quella di “Superman”; indimenticabili le riprese alle Cascate del Niagara: lui e Christopher Reeve si assomigliavano e toccarono a Valentino le scene più complicate, compresa quella del tuffo nella cascata per salvare un bambino. I fili d’acciaio che lo sostengono sono così sottili da essere sì invisibili ma da sembrare anche fragili: sollevato a una ventina di metri d’altezza e poi fatto planare nel cuore della cascata per tutto il giorno i timori non mancano. Alla fine tutto bene, ma proprio nell’ultima scena di giornata ecco l’imprevisto. Superman ritorna dal salvataggio e atterra dietro ad un chiosco di hotdog: a planare appeso ai fili è Valentino, ad attenderlo c’è Christopher. Bisogna girare senza interruzione: il primo deve atterrare in costume, il secondo uscire in abiti borghesi, ma il manovratore della gru sbaglia e la mole massiccia di Valentino si scontra con Christopher che finisce lungo e disteso! Quelli sono anche gli anni delle maggiori soddisfazioni nelle corse: Valentino può permettersi buone auto da corsa, ha un ottimo gruppo di meccanici, riesce a comprare qualche buon motore. Spesso è ben piazzato, anche sul podio, qualche volta vince. Nel 1977 è addirittura in lizza per il titolo nelle Shellsport International Series (alla fine sarà terzo assoluto), ma il lavoro nel cinema lo ha tenuto lontano da alcune delle corse del calendario; arriva un fine settimana nel quale le riprese sul set alle Cascate del Niagara sono sospese e Valentino si è iscritto alla corsa di Brands Hatch. Senza informare nessuno sale su un aereo per Londra, ma la gara è sfortunata: il concorrente che lo precede rompe il motore, la pista è piena d’olio; Valentino finisce fuori strada, l’auto è danneggiata, la corsa persa. Raggiunge i box, prende la valigia senza nemmeno cambiarsi e si fa portare in aeroporto ancora con la tuta. Il lunedì mattina è puntuale, sul set. “Che cosa hai fatto che non ti abbiamo visto in giro?” gli chiedono quelli della produzione; “una gita fuori città” è la risposta. Ma i giornali pubblicano la cronaca della corsa e tra i nomi dei piloti c’è anche il suo: come un bambino scoperto con le mani sporche di marmellata deve promettere che non lo farà più!

Paolo Bissoli