
Affiorano i primi problemi legati all’uscita della GB, a regime dal 31 gennaio
File di anziani italiani fermi al controllo passaporti, i quali non riescono a raggiungere i famigliari rimasti nel Regno Unito non avendo il visto per rientrare nel Paese dove abitano da anni, da quando, giovanissimi, sono arrivati qui in cerca di lavoro: questo lo scenario preoccupante, che potrebbe diventare realtà, quando il processo Brexit sarà stato completato.
È quanto afferma al Sir, Pietro Molle, presidente del Comites, il comitato che rappresenta gli italiani residenti nella circoscrizione consolare di Londra, che comprende anche il sud del Regno Unito e il Galles e rappresenta 350.000 italiani iscritti nelle liste dell’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero. Per questo motivo, dall’aprile dello scorso anno, sta cercando di raggiungere i nostri connazionali che abitano nel Regno Unito per informarli della necessità di ottenere quel “settled status” (residenza permanente), che si ottiene entrando nel sito avviato dal governo britannico a questo scopo (https://www.gov.uk/settled-status-eu-citizens-families).

Il problema è che per registrarsi occorrono un telefonino, un indirizzo di posta elettronica e anche essere capaci di fotografarsi, tutte competenze che spesso mancano a chi ha i capelli bianchi e non ha familiarità con le nuove tecnologie. La prima cosa da chiarire, spiega il presidente del Comites di Londra, è che, secondo la legge britannica, soltanto chi si registra ha il permesso di restare.
Questo è difficile da accettare da parte di persone che abitano nel Regno Unito da quaranta o cinquant’anni e quindi pensano che potranno rimanere senza nessuna procedura. Il numero che si ottiene registrandosi viene abbinato al passaporto della persona che ha ottenuto il visto ed è quel dato che consente agli ufficiali di frontiera di controllare che quel cittadino europeo è in regola e può rientrare in Gran Bretagna.
Da mesi Pietro Molle e altri rappresentanti del Comites cercano di raggiungere quegli italiani avanti negli anni che fanno più fatica con la richiesta di visto per aiutarli a superare le difficoltà che sono nate dal fatto di essere stati abbandonati a loro stessi dallo Stato britannico, che non garantisce l’assistenza necessaria ad espletare le pratiche.
“Il termine ultimo per fare domanda di visto è il 30 giugno 2021, quando occorrerà avere il permesso, per continuare a vivere nel Regno Unito, ma se non vi dovesse essere un nuovo trattato, tra Gran Bretagna e Unione europea, allora la domanda andrà fatta entro la fine dell’anno”, spiega il presidente del Comites di Londra. “Ottenere il visto è molto importante, anche perché il premier Boris Johnson sta pensando di chiudere le frontiere e introdurre un sistema che renderà molto più complicato entrare nel Regno Unito”.