Sono una quarantina, un patrimonio storico e culturale da tutelare secondo precise regole sonore e tecniche. Presto sarà restaurato quello nella chiesa parrocchiale di Montelungo
In meno di 40 chiese della provincia di Massa e Carrara ci sono organi a canne antichi, beni culturali da tutelare secondo precise regole sonore, tecniche e storiche. Oggetto di un attento restauro sarà a breve l’organo della chiesa di S. Benedetto a Montelungo (1858), dall’ampia cassa e dalla fonica ricca e ben disposta, l’unico in zona firmato da Francesco Bossi di Bergamo, attivo in area pontremolese.
Tra i tanti organi storici di Pontremoli ci sono quello di Nostra Donna, riportato alle condizioni del XVIII secolo, o quelli dell’emiliano Girolamo Cavalletti in S. Nicolò e nella SS.ma Annunziata, e il maestoso organo della chiesa di S. Francesco (1746) di Andrea Domenico Boschini da Dosolo (Mantova), con un singolare registro ad ancia autonomo ripristinato nell’ultimo restauro. L’imponente organo del ‘700 di Orturano era nel duomo di Pontremoli: un fatto normale per tutta l’antica Diocesi di Luni.
Ne è un esempio il duomo di Massa: l’organo Tronci del 1787 è a Stazzema, gli attuali organi Jardine (1870) e Bishop (1836) vengono dall’Inghilterra, e lo Zanin elettrico degli anni ‘50 è dal 2008 in una chiesa di Cecina. La povertà ha causato distruzione e alienazioni nel tempo; gli organi della zona erano nel più tipico stile italiano, con una tastiera, pedaliera corta, pochi registri, ed effetti come la “Banda” per lo stile operistico-orchestrale.
Solo un grande organo superstite è a due tastiere, il Gaetano Cavalli della chiesa di S. Nicolò a Bagnone (1899): i Cavalli di Lodi, poi attivi in Emilia, lavorarono molto in zona, ad esempio a Tendola (1902), Montedivalli (1910), Ceserano (1923). Nel ‘700, nelle cattedrali di Massa, Carrara e Sarzana gli organari più attivi erano i pistoiesi Tronci, i cui eredi realizzano oggi i piatti da batteria UFIP; della scuola di Pistoia restano gli organi Agati di Gragnana (1866), ben restaurato, di Fossola (1858) da sistemare, del Ponte di Massa (1834) e di Caprigliola (1858), mentre a Casola (1918) operò Luigi Del Sere, allora socio di Tronci a Lucca.
Verso la fine del XVI secolo, presso Fivizzano vivevano celebri costruttori di organi, poi scomparsi; gli organari nei secoli successivi erano di varie località, come i fiorentini Paoli ad Avenza (1852), o i lucchesi Santarlasci a Monti di Licciana (1868) e Giucano (1888, con un organo di “seconda mano”); di Viareggio era invece Emanuele Tofanelli, autore dell’organo di Pallerone nel 1905, oggi restaurato.
Oltre ai Bossi, di Bergamo erano anche i famosi Serassi, attivi a Fosdinovo in S. Remigio e nella chiesa dei Bianchi (1823-24), con un curioso “giallo”: si narra di modifiche non autorizzate da parte dell’agente procuratore della ditta. Era un Serassi anche l’organo di Albiano Magra, poi rifatto nel 1921-22 dagli Inzoli di Crema, e restaurato da poco.
Sempre a Massa c’è un organo del romano Antonio Alari (1775), attivo anche in diocesi di Luni, e un altro di Vincenzo Zanetti da Volterra (1772) nella chiesa dei Servi, in laboratorio per il restauro. Il piemontese Felice Bruna viveva nell’800 a Pontremoli, e costruì con qualche difficoltà l’organo della Misericordia (1844-45); da chiese liguri, invece, giunsero l’organo di Podenzana, dalle portelle decorate del ‘700, e quello del Santuario dei Quercioli di Massa (1891) di William George Trice, inglese attivo a Genova Quarto che brevettò un nuovo somiere, non facile da restaurare.
L’organo più antico della provincia è ad oggi quello della Pieve di Offiano, che conserva elementi lucchesi storici e rari.
Sergio Chierici
ispettore onorario agli organi storici
di Massa-Carrara e Lucca