Con il Patto d’Acciaio una nuova guerra è pronta

22 maggio 1939: a Berlino firmato dai ministri degliEsteri tedesco, Ribbentrop, e italiano, Ciano, il Patto d’acciaio nazifascista. A soli venti anni dai trattati di pace di Versailles fervono di nuovo i preparativi per un secondo conflitto mondiale: Hitler e Mussolini discutevano non sul “se” ma sul “quando” iniziarlo.

20patto_acciaio_giornaleFioccano in questi mesi tanti anniversari di grande rilievo storico, ricordarli potrebbe sembrare retorico o scontato, ma assistiamo a rigurgiti pericolosi di parole e gesti inquietanti che rendono urgente e molto importante riflettere per non ripiombare nel baratro della barbarie della guerra, delle dittature, del razzismo.
La storia non può ripetersi tale e quale, ma può farlo in modi analoghi, similari, se non si è vigili a conservare le libertà democratiche conquistate a prezzo altissimo. La settimana scorsa su questo nostro settimanale abbiamo richiamato la conferenza di Versailles del 1919 che chiuse la prima guerra mondiale col Diktat dei vincitori lasciando insoluti molti e complessi problemi. Dopo solo vent’anni, nel 1939, fervono di nuovo i preparativi per una seconda guerra mondiale, che sarà la più feroce della storia.
Il 22 maggio a Berlino dai ministri degliEsteri Ribbentrop e Ciano fu firmato il Patto d’acciaio tra la Germania nazista e l’Italia fascista; era un vero trattato di alleanza militare che doveva scattare automaticamente in vista di qualsivoglia guerra, difensiva o offensiva. In 7 articoli le due parti contraenti si impegnavano a unire le forze ”per la sicurezza del loro spazio vitale e per il mantenimento della pace”, dati gli “stretti legami di amicizia e solidarietà”, e riconfermavano la loro politica di intesa per i comuni interessi da difendere insieme, se sorgessero “complicazioni belliche”.

Berlino, 22 maggio 1939. Hitler, al centro del tavolo tra i ministri degli Esteri Ribbentrop e Ciano, assiste alla firma del Patto
Berlino, 22 maggio 1939. Hitler, al centro del tavolo tra i ministri degli Esteri Ribbentrop e Ciano, assiste alla firma del Patto

Formalmente per l’Italia il patto era dichiarato per decisione del re sabaudo, che non contava niente, perdurava la sua ignavia: lui era stato causa fondamentale della presa del potere e poi inerte compartecipe del regime fascista. Pur sapendo che l’Italia era impreparata sul piano militare (i soldati con suole di cartone degli scarponi e muli quando gli altri avevano carri armati), devastata dalla politica economica dell’autarchia, non fece nulla per evitare un altro massacro mondiale; firmava, forse compiaciuto, le cartoline di precetto della leva, che per molti sarebbe stata una chiamata alla morte, con la pomposa dicitura di re d’Italia e d’Albania e imperatore d’Etiopia, ma non ostacolava niente, era solo miope conservatore dei privilegi suoi e del cascame nobiliare che gli stava intorno.
Mussolini fece invano insistenza sull’alleato tedesco sulla necessità di non affrettare lo scoppio delle ostilità perché sapeva bene che l’Italia non era preparata, ma Hitler nello stesso giorno della firma del patto invitò i suoi capi militari a prepararsi a una guerra totale per diventare “il grande dittatore”, secondo la sarcastica parodia del film di Chaplin.
Invece dell’ipocrita obiettivo del mantenimento della pace dichiarato nel testo del patto d’acciaio, nei suoi dodici anni di potere assoluto l’imbianchino austriaco fece sterminio di uomini e territori. “distilla veleno una fede feroce. Ma è tardi, sempre più tardi”, sono poche parole di Eugenio Montale che dicono tutto sulla catastrofe, in cui il mondo precipitò nel “secolo breve”.
I due dittatori d’Italia e Germania erano arrivati al potere dopo elezioni e legalmente incaricati, poi goccia su goccia hanno distillato un male assoluto, applauditi con adesione convinta di grosse maggioranze adescate da abile propaganda e censura.
C’è voluta un’eroica Resistenza per risorgere, molto ha fatto l’idea gloriosa di veri statisti che capirono che l’Europa doveva fare la svolta radicale di unirsi dopo l’immensità delle sue continue guerre. Le elezioni del prossimo 26 maggio per eleggere il Parlamento europeo sono fondamentali per salvare democrazia e pace (tre generazioni dell’Europa unita non hanno conosciuto guerra, non era mai successo nella storia precedente) e per stringere un “patto d’acciaio” questa volta onesto e adeguato alle nuove necessità contro insorgenti assalti autoritari, sovranismi di non si sa che cosa, “democrazie illiberali” sinonimo di sostanziali dittature. Fare memoria di patti nefasti vuol essere occasione per un impegno civile prima che sia troppo tardi.

A tappe sulla strada della volontà di potenza

34Hitler_MussoliniC’era una sostanziale identità ideologica tra regime fascista e nazista, all’inizio fu di ostacolo il problema dell’Austria che Hitler tentò di annettere con un colpo di forza e con l’assassinio del cancelliere cattolico Dolfuss. Mussolini nel 1934 inviò divisioni al Brennero e l’impresa fallì, ma l’allineamento dell’Italia fascista al Reich nazista era nella logica delle cose.
Fu l’invasione dell’Etiopia nel 1935 ad affrettare un asse italo-tedesco, violando le garanzie della debole Società delle Nazioni, l’Africa Orientale diventò colonia italiana dopo un’aggressione feroce con uso di gas asfissianti: la guerra d’Africa lusingò l’orgoglio nazionale e aumentò il consenso al fascismo, avvicinò ai tedeschi mentre Francia e Inghilterra si opposero con sanzioni in ambito economico e politico.
Sul piano militare l’Asse Berlino-Roma nacque nelle battaglie della guerra civile spagnola. Sullo scacchiere mondiale si consolidava la lotta dei fascismi europei e del Giappone (accordo di Hitler nel 1936) contro il comunismo e le democrazie europee. Nel 1938 altri tragici allineamenti furono le leggi razziali, l’accettazione dell’annessione al Reich dell’Austria, l’assorbimento della Cecoslovacchia, prima del territorio dei Sudeti abitati da una minoranza tedesca; Hitler, in nome del razzismo pangermanista, per prenderla tutta intera puntava alla guerra.
Mussolini si fece promotore della conferenza di Monaco del settembre 1938 dei 4 capi di governo lui stesso, Hitler,Chamberlain inglese, Daladier francese, questi due con una cecità colpevole esaltarono il ruolo degli altri per aver salvato la pace, invece preparavano la guerra. Dal marzo 1939 la repubblica cecoslovacca, la Lituania diventano vassalle della Germania, l’Italia occupa l’Albania e stringe il patto d’acciaio. Le affinità si manifestarono anche con spettacolari visite ufficiali. Nel maggio 1938 Hitler fece una visita trionfalmente celebrata a Firenze, Roma (papa Pio XI, che aveva condannato il nazismo, si ritirò a Castelgandolfo rifiutando di incontrarlo), a Napoli.

Maria Luisa Simoncelli

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