È Dio che si dona. Per questo è festa di immensa gratitudine

La forza del Natale  

Il quadro di Domenico Corvi "Adorazione dei Magi" nel Duomo di Pontremoli
Il quadro di Domenico Corvi “Adorazione dei Magi” nel Duomo di Pontremoli

È difficile proporre articolate riflessioni sul Natale che non siano ripetizioni di luoghi comuni, di parole già tante volte dette, incapaci di provocare l’interiorità ed, eventualmente, scuoterla dalla sclerosi delle abitudini. Tuttavia le celebrazioni natalizie hanno in sé immediata capacità di promuovere simpatia ed aprire l’animo al dono dell’accoglienza, dell’amicizia, del dialogo con gli altri e con la vita. Nel Natale si svela il significato cristiano di tutti i valori umani. Nella divina piccolezza di quel Bambino il credente avverte il germe della sua grandezza. Per quanto fragili non ci sentiamo più come pulsazioni casuali di una vita impersonale e capricciosa che suscita e cancella le sue scintille, ma ci sentiamo persone chiamate da Dio ad entrare nella sua stessa famiglia; a partecipare in maniera ancora oscura, ma reale, alla sua stessa vita. Una vita che ci è promessa in pienezza e che non può essere impedita dalla precarietà della nostra condizione storica. Natale è anche vicinanza con i fratelli superando barriere ed egoismi. Come non pensare ai troppi giovani che ancora sono sulla soglia e aspettano ansiosamente di iniziare un loro cammino di vita più pieno e normale per realizzare sogni e progetti. La loro attesa è dura, groviglio di pensieri accompagnati da problemi seri ed amarezza. Per loro il Natale non sia fuggevole parentesi, senza peso e senza senso, bensì occasione di riscatto coraggioso dalla sfiducia e dal disimpegno. Pensiamo alla “terza età” che non è certo poesia, sovente indurita dagli acciacchi non solo fisici; alla pesante solitudine, all’abbandono come se i vecchi, non più efficienti, fossero scarti della società. A Natale si deve fare spazio alla gratitudine per quello che si è donato e per quanto si è ricevuto. Eppoi ancora gli immigrati, i poveri, gli ammalati. Per tutti il Natale sia davvero la festa della nostra liberazione nel senso di credere che, in quel Bimbo di Betlem, Dio è con noi. Il Dio-Amore che per elevarci alla sua altezza si china, come Padre e Madre, sulla nostra più umile condizione. Per questo celebriamo il Natale non solo come festa di Gesù, ma anche come festa dell’uomo che, in Gesù, trova il suo vero significato. Sentimenti e auguri che devono, primariamente, convertirci almeno un po’. Ed è a questo punto che si manifesta, con tutta la sua forza appellante, il mistero del Natale. Esso è avvenimento che scuote e chiama con la potenza tipica di ogni dono. Natale: Dio si dona. Per la nostra fede si presenta l’opportunità, e non per un solo giorno, di dar vita intensamente ad un lungo discorso con noi stessi, interiore e non intimistico, sulla verità folgorante e profonda, impensata e impensabile per la razionalità umana, dell’evento dell’Incarnazione. Non riusciranno, allora, le tentazioni consumistiche a coprire, come un cono d’ombra, il senso più vero della festa più attesa dell’anno.

Ivana Fornesi