
Presentato ad Aulla per iniziativa dell’Unione di Comuni. Nasce l’ipotesi di creare un registro del marchio di questa specie di castagna. Un progetto che può avere ricadute positive anche in ambito lavorativo
Della castagna e della rinnovata attenzione verso i castagneti da parte di un crescente numero di appassionati si è già scritto ma, in questo ambito, un significativo passo in avanti è stato fatto con la presentazione del progetto di “Registrazione del marchio collettivo della castagna Carpinese”, annunciato anche dal nostro settimanale in un articolo dell’ottobre 2016, e del Disciplinare, disponibile nel sito dell’Unione di Comuni Montana della Lunigiana, avvenuta martedì 18 aprile, ad Aulla, presso la sede della stessa Unione. Stefano Fazi e Massimo Giambastiani, dell’Associazione Castanicoltori della Lucchesia, hanno illustrato i vantaggi legati alla registrazione di un marchio della Carpinese.

I due relatori sono stati introdotti dal presidente dell’Unione di Comuni, Riccardo Ballerini, che ha ringraziato per aver scelto la Lunigiana per la presentazione di un progetto definito “significativo e importante, sia per la valorizzazione del prodotto, sia per la visibilità della Lunigiana”. Fazi ha quindi iniziato ad esporre i contenuti dell’iniziativa, evidenziando le valenze positive: valorizzazione di un frutto pregiato quale è la castagna Carpinese; risultati positivi dal punto di vista paesaggistico e culturale; sostegno concreto a chi vive ancora in montagna, con la speranza che anche qualche giovane possa trovare le ragioni per riscoprirla e, con essa, recuperare anche i saperi delle persone che a lungo l’hanno abitata. L’areale che potrebbe essere coinvolto, perchè in esso è presente il cultivar Carpinese, si estende alla Val di Vara, le province di Massa-Carrara, Lucca, Pistoia e una parte delle province di Pisa e Livorno, oltre a Isola d’Elba e, con tutta probabilità, anche Grosseto. Giambastiani ha precisato che l’ampia estensione è dovuta alla necessità di disporre di un buon numero di aziende agricole per poter commercializzare adeguatamente la Carpinese. Un areale ristretto esporrebbe al rischio di non riuscire ad andare sul mercato. Fra il pubblico presente, non molto numeroso in realtà, c’erano alcuni castanicoltori privati, mentre sembrava non ci fossero rappresentanti dei comuni lunigianesi, ad eccezione di quello di Filattiera. È intervenuto Alberto Maltoni, dell’Università di Firenze, che ha tenuto a precisare che gli esperti per l’individuazione delle tipologie di castagno sono i castanicoltori locali e non i docenti dell’Università. I pochi interventi che sono seguiti alla presentazione del progetto hanno riguardato alcuni dettagli tecnici del disciplinare, la sua pubblicizzazione e il coinvolgimento di aziende e privati – per questi ultimi si dovrà provvedere alla costituzione di un consorzio -, la collaborazione con i GAL.
Interessante l’intervento di Gianluca Barbieri, responsabile del Settore Distretti rurali, attività gestionale sul livello territoriale di Massa e Lucca della Regione Toscana, che ha parlato della necessità di inversione di una tendenza negativa riguardante l’abbandono delle zone montane e, in particolare, dei castagneti. “Il nostro Chianti sono i castagni”, ha sottolineato, e ha fatto poi riferimento a due categorie di soggetti ai quali guardare con attenzione: aziende agricole e privati che curano la piccola produzione familiare. Infine, ha precisato che il marchio ha senso se sussistono due condizioni: la proposta deve nascere dal basso ed è necessario un motore cha faccia camminare il progetto, dal quale può nascere un distretto rurale. Indispensabile l’impegno dei Comuni per un’ampia diffusione e per un coinvolgimento di aziende agricole e di privati. A tal proposito è stato chiesto al presidente Ballerini di proporre una riunione degli assessori all’agricoltura dei comuni della Lunigiana con i due castanicoltori lucchesi per illustrare il progetto e avviare la collaborazione necessaria. Un’altra opportunità preziosa per la Lunigiana, che si auspica possa trovare la necessaria attenzione da parte di amministrazioni, aziende agricole e privati. Sarà una castagna a ridare un po’ di senso di appartenenza a questa terra? Fabrizio Rosi