Poste: verso la consegna a giorni alterni in Lunigiana

In questi giorni Poste Italiane ha distribuito un avviso ai cittadini lunigianesi
Anche in Lunigiana, tra fine febbraio ed inizio marzo, entrerà in vigore questo nuovo modello di servizio. Protestano sindacati e amministratori. In ballo anche una 60ina di posti di lavoro

Un postino consegna la posta
Un postino consegna la posta

In questi giorni molti cittadini lunigianesi si sono visti consegnare un volantino di Poste Italiane in cui si annuncia che, a partire da febbraio, partirà il modello di consegna a giorni alterni: un cambiamento radicale del servizio che mira a contenere i costi ma che inevitabilmente andrà ad intaccare la puntualità del servizio. In pratica, i postini consegneranno la posta il lunedì, mercoledì e venerdì in una settimana e il martedì e giovedì in quella successiva. Il nuovo sistema di distribuzione si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia e a pieno regime il nuovo modello di recapito riguarderà 5.267 Comuni, nei quali risiede il 23,2% degli italiani. Per quanto riguarda la nostra Provincia saranno interessati tutti i comuni ad eccezione di Aulla, Carrara, Massa e Villafranca, paesi in cui, comunque, è prevista una riorganizzazione dei servizi a seconda dei prodotti proposti da Poste Italiane; sarà invece garantita la consegna quotidiana delle raccomandate nei soli comuni di Aulla, Carrara, Massa e Pontremoli. Per il momento non c’è ancora chiarezza sulla tempistica, infatti anche se è circolata l’ipotesi del 20 febbraio, in realtà sembra più concreta una partenza del nuovo servizio agli inizi di marzo. Quello che è fuori discussione è che questo modello diverrà operativo a breve e che andrà a modificare profondamente il servizio di distribuzione, mettendo anche a rischio diversi posti di lavoro. Nella Provincia le zone di distribuzione coperte sono state finora 118; in un mese verranno “compattate” a 85 e, nelle zone a posta alternata, di due portalettere ne servirà soltanto uno, per un taglio netto del 30% su 180 postini. Secondo la Cgil di Massa Carrara e la Slc Cgil regionale questo vorrebbe dire tra i 54 e i 60 posti di lavoro che potrebbero essere a rischio. Poste definisce questi lavoratori “eccedenze” il che fa credere (ed anche sperare!) che vengano ricollocati in altri contesti (per alcuni saranno gli uffici, per altri un trasferimento in altre province) ma certo questo comporterà comunque sacrifici e delle difficoltà.

Il capogruppo di maggioranza "Cara Puntremal", Jacopo Ferri
Jacopo Ferri

Questo progetto sta incontrando la netta contrarietà dei sindacati e delle amministrazioni locali: stanno cominciando le azioni di protesta e per il prossimo 9 febbraio è previsto un incontro tra le parti. Il consiglio comunale di Pontremoli ha recentemente approvato un ordine del giorno proposto dall’UNCEM Toscana in merito al “Mantenimento degli uffici postali e dei servizi di distribuzione postale giornaliera”. Il capogruppo di maggioranza Jacopo Ferri ha evidenziato come, con il nuovo servizio, ci siano tra i 6 e gli 8 posti di lavoro a rischio ricollocamento nell’ufficio pontremolese. “Ma è oltretutto un grave colpo per delle realtà montane che hanno bisogno invece di servizi puntuali ed efficienti per sopravvivere”.

Il sindaco di Zeri, Egidio Pedrini
Egidio Pedrini

In precedenza anche il sindaco di Zeri, Egidio Pedrini, aveva fatto sentire la sua voce (pensando anche ad una diffida nei confronti delle Poste) appellandosi alla Direttiva Europea che prevede che i servizi pubblici, quindi anche quello di consegna della posta, siano operativi 5 giorni su 7, dal lunedì al venerdì. “La Direttiva approvata a Strasburgo – commenta il sindaco – sottolinea proprio l’importanza di fornire un servizio universale di alta qualità a condizioni accessibili, in evidente contrasto con la modalità di consegna della corrispondenza a giorni alterni prevista dal piano di riorganizzazione di Poste Italiane”.

 

La sindaca di Filattiera Annalisa Folloni
Annalisa Folloni

La sindaca di Filattiera, Annalisa Folloni, sottolinea che “tagliando i servizi si favorisce solo l’abbandono. Si ragiona solo attraverso l’ottica del bilancio e non si tiene conto delle specificità di questi territori montani”.

Certo, non si può negare che nelle zone dove il nuovo modello di distribuzione è già avviato, dal Piemonte alla Sicilia, regni il caos. La scelta che, stando alle promesse di Poste Italiane, non avrebbe dovuto influire sull’efficienza del servizio, sta mostrando invece tutti i suoi limiti: bollette, multe, comunicazioni importanti o semplici missive raggiungono i destinatari con notevole ritardo e spesso quando ormai è troppo tardi. Per questo la situazione futura è assai preoccupante sia dal punto di vista dell’utenza che dell’occupazione. È evidente che, in pratica, la privatizzazione delle Poste sta ricadendo sulle spalle dei cittadini e a pagare il conto più caro sono, come sempre, le zone più marginali e le piccole realtà in cui spesso il postino ha ricoperto un ruolo sociale, divenendo un punto di riferimento, soprattutto per la popolazione anziana. L’ennesimo colpo ad una tipologia di territorio che dovrebbe essere salvaguardata e difesa ma che invece diventa la prima da colpire quando arriva la scure delle “razionalizzazioni” che in realtà sembrano solo tagli dei servizi.

Riccardo Sordi