La Giornata Mondiale del Malato compie 25 anni. Papa Francesco ha voluto che quest’anno si celebrasse in forma straordinaria a Lourdes.
“C’è da rimanere stupiti – scrive don Cesare Cappè, delegato per la pastorale della salute della Diocesi – a vedere quanto Dio ha compiuto in quella piccola cittadina dei Pirenei, oggi centro mondiale di spiritualità e casa per molti ammalati. I nostri ammalati a Lourdes trovano consolazione e luce per vivere, pur con tanta fatica, la propria esperienza di fede. Bernardette Soubirous è stata lo strumento della grazia di Dio. Vogliamo ringraziare i nostri ammalati che testimoniano con generosità la loro fede e i molti operatori della carità che li servono con amore e competenza”.
San Giovanni Paolo Il, istituendo questa Giornata, voleva, nelle sue intenzioni, andare ben oltre la semplice celebrazione liturgica. Colse l’occasione per favorire lo sviluppo di una specifica pastorale verso i malati, e gli operatori sanitari, per richiamare il dovere del servizio ai sofferenti, come parte integrante della missione della Chiesa. Il termine latino salus che sta alla base di sanità, comprende tutto il bene dell’anima e del corpo, quello individuale e collettivo, il bene da raggiungere, quello da restituire e quello da ricercare. La via del servizio, cioè una diaconia umile e generosa, che sa dare speranza. La persona ammalata ha bisogno più di ieri del messaggio della speranza. Per questo il cristiano deve farsi egli stesso prossimo, la via del Samaritano è l’unica via da percorrere.
“Papa Francesco – continua don Cesare – invita in maniera particolare le Diocesi, le Comunità Parrocchiali e le famiglie religiose, ad avere oggi un’attenzione specifica al territorio, alle case dove vivono gli ammalati e gli anziani sempre più soli e in difficoltà. Gesù è presente nel mondo, non solo attraverso la sua Parola, ma anche e soprattutto nel volto di tutti gli esseri umani ‘crocifissi’. Gesù ha indicato gli affamati, i prigionieri, i malati, i profughi, come persone che si identificano con Lui in modo particolare (Mt 25,31-46)”.
La celebrazione liturgica, a cui sono invitati gli ammalati, le persone anziane e tutti gli operatori sanitari e le Associazioni di Volontariato, si terrà venerdì 10 febbraio alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale di San Pio X a Massa. Sarà presente il Vescovo Giovanni Santucci.
Don Cappè, prosegue nella riflessione sul senso della giornata con queste parole: “la presenza e l’azione della Chiesa nel mondo della salute non può e non deve configurarsi come semplice opera di supplenza, né tanto meno come ‘sanità di parte’. Questa presenza, con l’azione e le opere che ne conseguono, è presente nello stesso essere Chiesa e nella missione ricevuta dal Signore di annunciare il Vangelo e di curare gli infermi sempre e dovunque. Tutta la Comunità cristiana e diocesana deve allora interrogarsi sui problemi che oggi attraversano la sanità, per interpretarli e insieme trovare, gradualmente e sapientemente, risposte adeguate”.
Elencando alcune priorità aggiunge: “il problema economico e delle risorse limitate in sanità va affrontato nella sua globalità e alla luce del criterio etico della centralità e dignità della persona umana. La salute non è semplicemente una merce da produrre in un mercato pluralistico, ciascuno ha diritto di essere curato. C’è sempre da chiedersi: che cosa è più importante e che cosa è meno importante? Quali sprechi e quali cattive gestioni sono da correggere ed eliminare a tutti i livelli? Eccesso di burocrazia, le lunghe attese per analisi e ricoveri procrastinati, la carenza di relazioni umane. È importante che ogni problema venga compreso ed affrontato a partire sempre dalla centralità della persona umana. Rinnovamento: nuovo si dice è sempre rischioso, comporta coraggio, lungimiranza, creatività, capacità e adattamento. Cioè capacità di dare nuovo slancio, nuova luce e freschezza a quello che viene fatto. Non si deve neppure distruggere e vanificare il positivo che è stato fatto, ma rivitalizzarlo”.
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