Primavera di giorno, inverno la notte

La stagione ‘fredda’, quella dell’inverno, continua ad arrancare. L’ultimo diversivo degli elementi climatici per manifestarsi a dispetto dell’anticiclone, spanciatosi su buona parte dell’Europa centro-occidentale, è di approfittare della durata ancora breve delle giornate e della massa d’aria tornata a farsi più asciutta.
Da mezzodì al tramonto, con l’atmosfera tranquilla e serena, le temperature massime sono decisamente superiori alla norma; fanno eccezione le pianure nebbiose e i luoghi non raggiunti dal sole nascosto dai rilievi montuosi.
Se poi spira, ai margini della vasta cellula anticiclonica, anche una corrente favonica, i valori termici del pomeriggio possono raggiungere anche livelli eccezionali per la stagione segnando nuovi primati oggi in un luogo e domani in un altro.
Sia in Italia che in altri Paesi i termometri hanno ‘stampato’ record inusitati, dai 30°C del sud est della Spagna ai quasi 20°C registrati a Kinlochewe, remoto villaggio scozzese che, con 19,6°C, ha stabilito il tetto del più caldo pomeriggio mai sperimentato nel Regno Unito nel mese di gennaio.
Rovescio della medaglia, le nebbie inquinate e a tratti gelide (deposito di galaverna uso “neve chimica”, anche se a tanti questa denominazione non piace) che negli ultimi giorni hanno imbiancato alcune aree della Pianura Padana.
Bizzarra, ma già vista tante volte, la concomitanza di situazioni di temperature molto al di sopra della norma in montagna – specie nelle posture di versante dove la poca aria fredda affluita in precedenza non ha alcuna possibilità di ristagno – e prossime alla norma, se non sotto, in tutte le località di vallata o di pianura.
Anche in Lunigiana, durante la settimana in esame, il regime è stato quello descritto: a motivo della inversione termica, temperature fino a 10°C in eccesso rispetto ai canoni del pieno inverno hanno recato un anticipo primaverile in alta collina e in montagna, mentre a fondovalle, prima la nebbia e gelate/brinate hanno contenuto rispettivamente le temperature massime e, invece, permesso alle minime di scendere sotto zero.
Giovedì 25, massime di 18-19°C hanno riscaldato le prode montane dei valichi appenninici: le quote più baciate dal tepore sono state quelle fra 800 e 1200 m. Il 26, la valle è rimasta tutto il giorno sotto la coltre di nebbia alta e il sole ha illuminato le quote soprastanti. L’escursione termica, marcata benché non ai parossismi di altri episodi noti (su tutti, quello di fine gennaio 1989), si è potuta ampliare grazie alla massa d’aria più asciutta subentrata, pur in assenza di foehn, a partire da sabato 27.
Il mattino del giorno prefestivo era partito nebbioso e il nebiùn aveva coinvolto anche Pontremoli. La visibilità, poi, era migliorata già dalle 9 con un cielo perfettamente sereno e limpido. Tale si è mantenuto, fatta salva l’apparizione di qualche striatura cirriforme sia lunedì 29 che martedì 30.