
Con l’abbandono delle pratiche agricole e di pascolo il bosco avanza, rovi e cespugli occupano i prati. L’allarme di Legambiente

Logarghena, uno dei luoghi dell’immaginario di ciascuno di noi, meta di escursioni alla ricerca di un’immersione nell’ambiente naturale o per trascorrere un paio d’ore in tranquilla simbiosi con il territorio. E luogo della decennale tradizione della Feste delle Giunchiglie che torna, puntuale, ogni anno la seconda domenica di maggio. Ma che prati sarebbero senza le giunchiglie? E che festa sarebbe senza quel bianco narciso che stende un mantello bianco sul verde delle praterie? Una possibilità tutt’altro che remota, uno scenario che già si sta concretizzando facendo un confronto tra la situazione attuale e quella di pochi anni fa. Eppure solo pochi sembrano essersi posti il problema di come salvaguardare questo patrimonio. “La praterie secondarie della Lunigiana stanno scomparendo – scrive Legambiente della Lunigiana – in particolare i Prati di Logarghena nel territorio comunale di Filattiera e quelli di Camporaghena a monte di Comano, splendide praterie con grandi fioriture di narcisi selvatici (giunchiglie) e orchidee spontanee, una volta molto estese, si stanno imboscando velocemente, inesorabilmente anno dopo anno, verso l’estinzione”.

Proprio così: quelle terre alte che un tempo erano prati-pascolo, frequentate da pastori e agricoltori oggi sono quasi del tutto abbandonate. Anno dopo anno la natura sta ripristinando l’ambiente com’era prima dell’intervento dell’uomo: i faggi scendono ad occupare quei territori da dove erano stati estirpati, macchie di ginestre e pruni selvatici radicano nei prati non più falciati e dove la presenza degli animali al pascolo è ormai un ricordo. “La conservazione di questo territorio – scrive ancora Legambiente – è strettamente legata all’abbandono della pratica del pascolo, dello sfalcio e della concimazione. Eppure questi ambienti sono importanti, non solo per la bellezza paesaggistica e le fioriture, ma per la biodiversità che conservano con habitat, flora e fauna protetti perché minacciate da declino o addirittura estinzione”.
ùGiunchiglie e orchidee selvatiche tra pochi anni saranno dunque solo un ricordo. L’associazione ambientalista lunigianese ha rivolto già due anni fa un appello agli Enti Locali e al Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano entro i cui confini sono compresi i prati di Logarghena e di Camporaghena; inoltre questa è classificata come Zona Speciale di Conservazione, tutelata dalla Rete Natura 2000 dell’Unione Europea che difende la biodiversità più minacciata. “Il Parco è l’ente preposto proprio alla difesa della natura – dicono i volontari di Legambiente – per questo ci siamo rivolti al suo presidente e ai sindaci di Filattiera e Comano ed al presidente dell’Unione di Comuni Montana Lunigiana, perché intervengano con urgenza per salvare le praterie della Lunigiana”.

Che cosa chiede in sostanza Legambiente? “Non possiamo accettare che a vent’anni dall’istituzione del Parco si possa verificare la perdita degli habitat più importanti della Lunigiana per la biodiversità. Per questo chiediamo al Parco e agli altri Enti interessati di attuare con urgenza tutte le azioni per fermare la perdita delle praterie di Logarghena e Camporaghena” Quali azioni? Legambiente ha redatto un elenco: attività di sfalcio, decespugliamento, concimazione organica e pascolo delle praterie, ma anche il ripristino, la creazione e il mantenimento di abbeveratoi e pozze dove gli animali possano abbeverarsi; il ripristino e la manutenzione delle aree umide; un programma di controllo della presenza dei cinghiali che incide sul suolo.
“Sono azioni che gli Enti possono realizzare direttamente utilizzando finanziamenti pubblici dedicati, oppure possono farlo finanziando allevatori e proprietari” spiega Legambiente. Si tratta di una iniziativa urgente perché “è in ballo la sopravvivenza di ambienti, che regalano scenari con stupende fioriture di narcisi e orchidee, ma soprattutto di fiori e animali minacciati o a rischio di estinzione che l’Unione Europea ha individuato importanti o prioritari per la tutela della biodiversità nel continente”. Come detto sono passati due anni senza che venissero prese iniziative risolutive.
Anche per questo Legambiente ha presentato in proprio un progetto per concorrere a finanziamenti comunitari e ripristinare le praterie dell’Appennino che possa coinvolgere tutti gli Enti (Comuni, Unioni, Parchi etc…) che operano sul territorio. Il progetto ha superato la prima selezione e se dovesse essere finanziato con i 95.000 euro richiesti rappresenterebbe un primo passo, certo parziale ma comunque significativo per iniziare ad invertire una tendenza che tra pochi anni rischia di privarci di un ambiente naturale che sarebbe perso per sempre.
(Paolo Bissoli)