Il rispetto della vita sia integrale

Il tradizionale incontro con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, è servito a papa Francesco per indicare la scaletta delle crisi che destabilizzano la situazione internazionale. Infatti, come ha detto il Papa, ribadendo per l’ennesima volta che “oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato”, i conflitti in atto “interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti”.
Centro del discorso la lezione impartita da Giovanni XXIII al mondo con l’enciclica Pacem in terris. Come è facile intuire, il primo posto è stato assegnato alla guerra in Ucraina, riguardo alla quale Francesco ha rinnovato l’appello a “far cessare immediatamente questo conflitto insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa, a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente”.
Viste le minacce più o meno velate avanzate nei mesi scorsi, il Papa ha indicato il disarmo integrale come unica strada da percorrere per rendere il mondo più sicuro perché “il possesso di armi atomiche è immorale, sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti”.
Purtroppo, però, i conflitti nel mondo non si fermano all’Est europeo, per questo sono stati passate in rassegna anche le altre situazioni di crisi all’origine di violenze e sopraffazioni: dal Medioriente all’Africa, all’Asia, all’America Latina. In questa cornice, il Santo Padre ha parlato del suo imminente viaggio in Congo e Sud Sudan come di un evento dedicato alla ricerca del dialogo, della pace e della riconciliazione. Poi le condizioni di sfruttamento e sottomissione cui sono sottoposte le donne in tante parti del mondo e in particolare, in questo momento, in Iran e in Afghanistan.
“Ancor oggi, in molti Paesi, le donne sono considerate come cittadini di seconda classe… sono oggetto di violenze e di abusi e viene loro negata la possibilità di studiare, di lavorare, di esprimere i propri talenti, l’accesso alle cure sanitarie e persino al cibo”.
Dove, invece, i diritti umani sono riconosciuti, le donne possono offrire il proprio contributo insostituibile alla vita sociale ed essere prime alleate della pace”. La vita di ogni persona è inviolabile e questo principio si estende a quello che il Papa ha definito “un presunto diritto all’aborto” perché “nessuno può vantare diritti sulla vita di un altro essere umano, specialmente se è inerme e dunque privo di ogni possibilità di difesa”. Altrettanto si può dire della pena di morte, che “non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato”. Altri temi scottanti citati dal Papa sono stati quelli legati alla natalità, all’istruzione, alla libertà religiosa, al superamento dei blocchi ideologici, alla difesa della democrazia, ai fenomeni migratori e alla dignità dell’impresa e del lavoro.