Governo a rischio se  cambiano gli equilibri
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi
(foto Francesco Ammendola – Presidenza della Repubblica)

In questi giorni in Italia si sta celebrando con enfasi il 40.mo anniversario della vittoria dei campionati mondiali di calcio in Spagna. Forse sarebbe opportuno ricordare che quella vittoria nacque dalla decisione di operare un silenzio stampa da parte di tutta la squadra. Non sarebbe male che anche i politici ogni tanto, soprattutto in momenti complicati come quelli che si stanno vivendo a livello nazionale e mondiale, si decidessero a fare meno chiacchiere davanti ai microfoni e pensassero un po’ di più a come affrontare le necessità del Paese.
È difficile rimangiarsi le dichiarazioni, anche quelle più istintive, dette in momenti surriscaldati. Sembra, inoltre, che i politici vivano in un mondo tutto loro, quasi asettico, slegato dalla realtà. C’è una guerra in corso, c’è la crisi energetica, c’è la crisi del grano, c’è un aumento dell’immigrazione, anche in conseguenza della guerra, c’è una drammatica situazione climatica di cui ancora non si conoscono tutte le conseguenze, c’è l’inflazione, c’è l’aumento dei prezzi, delle bollette, c’è una ripresa del Covid-19….
Siamo più o meno con l’acqua alla gola e c’è chi pensa di risolvere tutti i problemi con una bella crisi di governo. Probabilmente non ci sarà, ma non è certo il momento di perdere tempo con le fibrillazioni della politica. Il decreto aiuti, con il quale si investono 23 miliardi per affrontare le politiche energetiche, per agevolare la produttività delle imprese e degli investimenti, per intervenire in materia delle politiche sociali e della crisi ucraina, è passato alla Camera ma non è stato votato dai grillini – che pure avevano votato la fiducia precedente – malgrado la promessa di un nuovo intervento piuttosto cospicuo a fine luglio.
Draghi sale al Quirinale per fare il punto della situazione. Si attende il voto al Senato, poi si vedrà. La scelta di Conte è dettata chiaramente dalla necessità di recuperare una credibilità andata in fumo in poco tempo, soprattutto dopo l’uscita dal Movimento di Di Maio e del suo gruppo. C’è da chiedersi se sia serio “contarsi” in un momento come questo. I numeri per una maggioranza ci sarebbero comunque, anche senza i grillini, ma cambierebbero gli equilibri. Letta, preoccupato del suo campo largo, in vista delle prossime elezioni, dichiara che non si va avanti senza i 5 stelle.
Ma ormai quel campo è sempre più ristretto. I problemi per le alleanze non mancano. Chi guadagna in questa situazione sono la Meloni, che tiene un profilo basso, e Berlusconi, che vede il suo partito dare segni di leggero recupero. Chi è in ambasce è Salvini, che sente qualche scricchiolio sotto la sua poltrona e che accanto alla solita litania delle cose che gli interessano aggiunge: “Da domani in avanti noi voteremo solo e soltanto quello che serve all’Italia e agli italiani”. Fino a ieri cosa ha votato?

Giovanni Barbieri