
La Lunigiana, i giovani
e il lavoro che non c’èIn un territorio come la Lunigiana i giovani sono costantemente impegnati a confrontarsi con la mancanza di lavoro. È vero, la nostra terra offre meno spunti e opportunità rispetto a una grande città, ma il problema maggiore risiede nell’approccio al problema: chi ne fa una scusa giustifica la propria passività, chi accetta la sfida trova ampi margini di movimento e di sviluppo personale. Il gap tra grande e piccola realtà persiste ancora oggi, ma, rispetto anche solo a vent’anni fa, è sicuramente diminuito, soprattutto grazie alla tecnologia e, in particolare, ai social networks. Le storie di Andrea e di Davide sono la dimostrazione che i “social” non sono solo uno svago, ma possono diventare strumenti fondamentali in un’ottica lavorativa e creativa. Cosicché è possibile raggiungere i propri obiettivi anche dalla Lunigiana, anzi: in certi casi un territorio di periferia può diventare un ottimo trampolino di lancio. Ma senza voglia di mettersi in gioco e di impegnarsi a fondo, continueremo a rimanere passivamente legati alla mancanza di lavoro. (a. m.)
La storia di Andrea Buluggiu, 24 anni: nato a Pontremoli, vive a Scorcetoli. Parrucchiere per caso, hair stilist grazie all’impegno e a tanta perseveranza

Era cominciato tutto per gioco, quando un amico gli aveva chiesto di tagliargli i capelli. Quel giorno Andrea Buluggiu, 24 anni, aveva incontrato il suo futuro e nemmeno lo sapeva. Un mese dopo il primo taglio, l’amico lo chiama di nuovo. Andrea va e ripete il taglio. “Poi ho scoperto che prendeva gli appuntamenti per me a Caprio e a Scorcetoli, io suonavo ai campanelli dicendo “mi hanno detto di venire a tagliarti i capelli”. In famiglia nessuno faceva il parrucchiere, e nemmeno lui sapeva ciò che stava facendo. Ma la gente era contenta dei tagli. Un giorno si trova di fronte a una chioma particolarmente folta e va in crisi: “mi sono chiesto se ne valesse davvero la pena”.
Evidentemente sì: il primo profilo che scopre aprendo i social è quello di Josh Lamonaca, maestro di barberia a livello mondiale, oggi suo amico. E mentre a scuola “ero quasi sempre a rischio bocciatura”, ora “continuavo a fare tagli a domicilio, senza prendere un euro, ma solo perché mi appagava”. Un’attività “rimasta all’oscuro di mia mamma – dice – perché la reputavo una cosa poco dignitosa”.
Intanto Andrea è sempre più immerso nel mondo dei parrucchieri e nutre sempre maggior interesse per la materia. “Poi ho cominciato l’accademia di parrucchieri a Pisa, che non mi ha lasciato niente tecnicamente, ma che mi ha dato l’abilitazione professionale”.
La tecnica Andrea la acquista sul campo, nei tanti corsi e concorsi a cui partecipa. Il primo di questi lo organizza Hiro, “il più famoso e primo barber shop d’Italia”, che cercava dipendenti. Andrea viene rifiutato e torna a suonare ai campanelli della Lunigiana, ma l’ambizione si fa sempre più grande. Qualche mese dopo Hiro organizza un nuovo casting e Andrea, non potendo partecipare, si offre come modello di taglio: la sua formazione avviene sul campo, ma non con le forbici in mano, bensì quale modello o come assistente, o per pulire, spazzare o scattare le foto.
Le ore di sacrificio, passate in secondo piano nei saloni dei barbieri a cui si ispirava, si traducono nella vittoria del Contest Barber Genova, un torneo nazionale di hair styling nel Porto Antico. “Non ero felice della vittoria, ma del corso gratuito che avevo vinto come premio”. Intanto Andrea continua a girare l’Italia con i corsi di Menspire, un’accademia di barberia a livello mondiale che organizza corsi di formazione. “Nel frattempo ho anche cominciato a lavorare in salone”, a Villafranca.
Ora Andrea è conosciuto in tutta Italia, non solo come bravo barbiere: “ho cominciato a fare formazione a tanti ragazzi, in tutta Italia” racconta, “e tutto quello che ho creato prima mi è stato riconosciuto quando Dell’Aquila Scissor – uno dei brand di più alta qualità nella produzione di forbici professionali per parrucchieri – mi ha nominato suo ambassador e mi ha dato l’opportunità di progettare una mia forbice”.
Dalla storia di Andrea emerge più di tutto una mentalità che lo spinge sempre a guardare il proprio obiettivo, senza pensare al presente “perché, come nel motocross, il salto che sto facendo ora l’ho già studiato mentre affrontavo quello precedente”. Una passione nata per caso e cresciuta soprattutto grazie ai social: “il lavoro te lo crei e io devo quasi tutto ai social” dice, “sto seguendo la mia passione con coraggio e perseveranza”. E non bisogna avere fretta: “l’obiettivo non è quello di fare soldi, ma di trovare un modo di vivere. Una crescita lenta costruisce carattere, una crescita veloce costruisce il tuo ego e uccide il talento”. E, riguardo al territorio, “sicuramente non aiuta, ma si può ribaltare la situazione – conclude – inizia dove sei, usa ciò che hai, fai più che puoi”. (Andrea Mori)
Davide Frandi, 23 anni, una prospettiva da fotografo a Milano partendo da Soliera di Fivizzano. “Un trampolino di lancio verso realtà più grandi”

A volte le barriere geografiche sono più piccole di quanto crediamo e l’ostacolo è più mentale che fisico. La Lunigiana può offrire molto, ma per trovare bisogna cercare. Davide Frandi, 23 anni, ha costruito il proprio futuro trasformando il territorio da limite a opportunità ed è pronto a trasferirsi a Milano per iniziare la sua nuova vita da fotografo.
Sei anni fa aveva cominciato per caso scattando foto a sua sorella. Qualcuno lo aveva aggiunto a un gruppo di fotografia sui social networks, sempre per caso, e lui aveva deciso di cogliere la palla al balzo iniziando a studiare la materia da solo, grazie a YouTube. “Scrivevo ai fotografi che mi piacevano di più per chiedere consigli, poi ho capito che per arrivare allo step successivo la postproduzione era indispensabile”.
La Lunigiana è stata il primo soggetto delle sue foto: “il territorio mi ha aiutato tanto, ho iniziato anche perché viviamo in un posto stupendo”. Poi comincia a scattare in discoteca e i ritratti riempiono le sue pagine social. “Curo molto i miei profili online perché possono essere una vetrina per i clienti”.
Davide ha saputo sfruttare al massimo il territorio, che “ti permette di emergere facilmente, ma che non ti dà la possibilità di confrontarti con i migliori”, dice. “I social servono anche a questo”, ad avere dei modelli.
È così che la qualità dei suoi contenuti ha cominciato a crescere e le prime proposte di collaborazione sono arrivate: “ho scattato per Atelier Emé – un noto brand di abiti da sposa – e ho cominciato a proporre set fotografici a persone conosciute”, come la modella ungherese Viky Varga. Il segreto è “non aver paura di fallire: se va male bisogna continuare, la prossima volta andrà meglio”. Una mentalità che manca troppo spesso nel nostro territorio, dove i giovani rimangono intrappolati tra i pochi stimoli e la scarsa volontà di trovarli.
“Non si può dare la colpa di un fallimento al territorio, oggi il lavoro va un po’ creato” dice Davide, “il territorio può essere visto come un trampolino di lancio verso realtà più grandi”. I risultati ottenuti da solo, partendo da Soliera e arrivando ogni anno a scattare alla settimana della moda a Milano, valgono il doppio. “Mi sono fatto le ossa in Lunigiana, avere tutti sì non porta a tanto”.
Davide a fine mese lascerà il lavoro all’ospedale di Parma per dedicarsi a tempo pieno alla fotografia: “un salto nel vuoto, lascio un lavoro stabile. Oggi le famiglie non sono così disponibili a sostenere il lavoro del figlio se non è da dipendente. Ma a tornare indietro c’è sempre tempo”. Partendo da una terra in cui “la creatività non è viva”, Davide ha trovato una propria strada con intraprendenza. “Spero che qualcuno prenda l’esempio. Sono pochi i ragazzi che si mettono in gioco. Quei pochi li apprezzo tutti”. (A. M.)