Troppi episodi tragici
“Le donne non si toccano neanche con un fiore”, ammoniva un proverbio. Purtroppo la saggezza popolare non è molto di moda. Alcuni studi, come quello di Save the Children, denunciavano che durante i mesi di lockdown le telefonate delle donne verso i centri antiviolenza erano cresciute del 73%.
La violenza contro le donne è un grave fenomeno sul quale lentamente si sta aprendo una finestra. Purtroppo i singoli tragici episodi che ogni tanto compaiono sui giornali sono la punta di un iceberg. Puntare i riflettori su questo dramma sociale e di conseguenza denunciarlo è il primo passo per cercare di combatterlo.
L’Istat ha da poco pubblicato la seconda edizione di un Rapporto su “Le prestazioni e i servizi offerti dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio” in Italia: servizi, che il nostro paese si è impegnato a sostenere in ottemperanza alla Convenzione del Consiglio d’Europa di Istanbul nel 2011.
Dalla panoramica d’insieme emerge che al termine del 2018 erano presenti 302 centri antiviolenza sul territorio nazionale che sono attrezzati per dare ascolto, orientamento e accoglienza, tutela legale e consulenza psicologica, sostegno all’autonomia e aiuto nel percorso di allontanamento per evitare che una situazione di sopruso si trasformi in qualcosa di ancora più grave.
Il recente rapporto segnala che le donne che si sono rivolte ai centri hanno superato, purtroppo, quota 49mila (il 13,6% in più rispetto al 2017) e sono state inserite in un percorso di uscita dalla violenza oltre 30mila donne, tra loro il 63% ha figli e il 28% sono cittadine straniere.
Il volontariato, e il volontariato al femminile (per ovvie ragioni è bene che le vittime trovino altre donne ad accoglierle e a prendersi carico di loro), gioca un ruolo centrale: più della metà delle operatrici (il 55,5%) presenti nei centri svolge il suo servizio in modo gratuito. Inoltre c’è un forte impegno nella formazione, perché tutto il personale deve essere in grado di accogliere con delicatezza e professionalità persone in una situazione di forte vulnerabilità. Loro sono colpite a tradimento, di frequente da persone che immaginavano le amassero, altre volte da squallidi personaggi che le vogliono solo sfruttare.
Queste donne a volte non hanno un’indipendenza economica e nemmeno un’autonomia. L’intervento in tali situazioni deve attivare una rete di protezione complessa. Per questo occorre sensibilizzare al fenomeno, occorre far crescere una cultura che coltivi la dignità della persona e contrastare la cultura della violenza che finisce per colpire sempre il – in questo caso – la più debole.
(Andrea Casavecchia)