Tradizioni e leggende del solstizio d’estate

Nelle feste romane aleggiava la presenza inquietante delle streghe e dei demoni volanti

24solstizioIl coronavirus ha fatto annullare le feste ma nessun decreto può sospendere la “festa del solstizio d’estate” regolata dalla geografia matematica dei movimenti della Terra, che in 24 ore ruota sul proprio asse inclinato e fa rivoluzione intorno al Sole descrivendo un’orbita ellittica in 365 giorni e quasi 6 ore. Il 21 giugno i raggi solari cadranno perpendicolari sul parallelo dell’emisfero nord che dista 23°, 27’ dall’Equatore ed è chiamato tropico del Cancro; è il giorno del solstizio d’estate, l’etimologia ci aiuta a capire: solstizio viene da “sol stat” perché in quel giorno il Sole pare fermarsi (ma siamo noi a girare) e voltarsi indietro verso l’Equatore dove sarà allo zenit il 23 settembre equinozio d’autunno.
Tropico, con grado di apofonia o declinazione vocalica, viene dal verbo greco trepo che significa cambiar direzione, voltarsi indietro. Il solstizio d’estate ha la massima durata del dì e minima della notte; dopo, ogni giorno avrà un po’ meno luce del precedente fino al più breve dì del solstizio d’inverno quando riprenderà l’eterna spola del cammino inverso dei raggi solari. Il succedersi delle stagioni ha ordine inverso nell’emisfero sud.

Alla festa di San Giovanni Battista
si associano pratiche magiche e purificatorie

Le usanze connesse alla festa del “Battista” il 24 giugno hanno funzione di proteggere il mondo, come i falò che ancora si accendono sulle colline, come le processioni per i campi con le torce accese e le ruote infuocate fatte rotolare lungo i pendii. In Piemonte il falò si ritiene che assicuri buoni raccolti e tenga lontano tuono, grandine e malattie del bestiame, così in Istria ma anche fra i berberi nordafricani.
Al Santo cugino e precursore di Gesù sono consacrate acque e erbe miracolose. La rugiada della notte di San Giovanni ha la virtù di preservare i panni di lana da tignole e tarme, si esponevano all’aperto, un proverbio romagnolo recita di far loro “ciapé la guazza ad San Zvan”, questa si pensa che faccia anche ringiovanire la pelle e preservarla dalle malattie. Tutto ciò che è connesso a generare e a dare frutto in quella notte subisce influsso positivo.
Le “erbe di San Giovanni” che variano da regione a regione servono a dare presagi sul futuro, proteggono, per chi ci crede, da ogni forma di stregoneria, Apuleio scrittore latino è autore del libro Delle virtù delle erbe. Si parla di iperico, artemisia, verbena, ribes, aglio che proteggerebbe dai vampiri!
Il proverbio toscano “San Giovanni non vuole inganni” consacra il Santo patrono di Firenze a patrono e tutore dell’amicizia. É fontana di vita e introduce all’estate trionfante, che nelle terre intorno al polo nord, da cui sono venuti i popoli indoeuropei, dura due mesi con il sole che non tramonta mai.

I solstizi erano giorni di festa già nelle usanze pagane con vari simbolismi: per i greci, e anche nei testi vedici, erano simboli del passaggio o del confine tra il mondo dello spazio-tempo e quello dell’eternità. Nelle feste romane del solstizio aleggiava la presenza inquietante delle streghe e dei demoni che volano nel cielo. Plinio il Vecchio scrive che le streghe erano donne trasformate in uccelli per una magia. Nell’era cristiana la festa del solstizio d’estate si è associata al tempo del sacro della vicina festa di San Giovanni Battista il 24 giugno, ma non si sono estirpate credenze antiche.
Nel Medioevo le streghe hanno assunto volto e fattezze di donne laide, vecchie e repellenti, si credeva che fossero esperte di erbe e filtri, operatrici di incantesimi che potevano far danni al bestiame, ai campi e ai bambini. Alfredo Cattabiani nel suo libro Calendario (Rusconi, 1989), da lui presentato anche a Pontremoli qualche decennio fa, scrive del nocino, liquore tipico della val padana: le donne nella notte di San Giovanni dovevano staccare senza usare lama metallica le noci quando la drupa è ancora verde, il rito della preparazione risale ai Celti della Britannia e ritiene che il noce fosse per loro una pianta sacra nella celebrazione dei riti solstiziali.
A Benevento presso un noce si pensava nel Medioevo che si radunassero tutte le streghe; qualcuno ha colto l’idea di produrre il liquore “la strega di Benevento” a base di erbe aromatiche. Il solstizio d’estate ha sempre segnato un momento “critico” dell’anno. Paesaggi simbolici, foreste piene di fate sono lo scenario creato da Shakespeare nella commedia Sogno di una notte di mezza estate in cui sogno e realtà si confondono e accadono fenomeni inquietanti, un’atmosfera emozionante in cui sono richiamate tradizioni di feste, miti e riti solstiziali sempre diffusi nel mondo.

Maria Luisa Simoncelli

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