Era il 30 giugno 1960. E oggi una petizione chiede di far rimuovere tutte le statue di Leopoldo II, spietato re colonialista
I 60 anni dell’indipendenza del Congo dal dominio coloniale belga, avvenuta il 30 giugno 1960, cadono in un periodo in cui il mondo si interroga sulle radici storiche del razzismo, arrivando in queste settimane ad una rilettura del ruolo di importanti personaggi del passato. Leopoldo II, re del Belgio dal 1865 al 1908, è uno di questi: il movimento Réparons l’Histoire ha lanciato una petizione per chiedere la rimozione di tutte le sue statue a seguito del movimento mondiale che sta abbattendo o imbrattando le statue di personaggi eletti a simboli della nazione, ma macchiatisi di crimini coloniali e schiavisti.
Nel 1885, il re belga ottenne l’assegnazione a titolo personale dello “Stato libero del Congo”, organizzato, dato anche lo scarso interesse del Parlamento belga per la colonizzazione dell’area. Nel 1908, alla morte di Leopoldo, lo “Stato libero”, comprendente l’area dell’attuale Repubblica Democratica del Congo, fu annesso al Belgio, fino all’indipendenza.
Sotto l’amministrazione di Leopoldo II, un sovrano cattolico e liberale, il Congo fu teatro di violenze: la Force Publique, esercito privato di Leopoldo, terrorizzava gli indigeni, impiegati come manodopera forzata per l’estrazione delle risorse. Il mancato rispetto delle quote di raccolta della gomma era punito con la morte.
Pene corporali e mutilazioni erano ordinarie e i miliziani erano tenuti a fornire una mano delle loro vittime come prova dell’esecuzione della pena. I morti per lo spietato sfruttamento e le epidemie furono stimati tra 10 e 20 milioni.
Il Museo reale dell’Africa Centrale voluto a Tervuren, a sud di Bruxelles, da Leopoldo II nel 1904, fino al 2014 ha celebrato la civiltà esportata dai belgi in Africa e in occasione dell’Expo del 1958, 267 congolesi furono costretti a vivere nel parco del museo seminudi, esposti al pari degli animali, per riprodurre un villaggio africano. Molti di loro morirono di freddo.
Rinnovato dopo 5 anni di restauri che hanno portato timidamente alla luce la violenza belga, all’inaugurazione nel 2019 non partecipò Re Filippo, perché la nuova esposizione rinnegava troppo il regno del suo antenato Leopoldo II, mentre in queste settimane il principe Laurent ha recentemente dichiarato di non capire come Leopoldo II “avesse potuto far soffrire delle persone” visto che in Congo non si era mai recato.
Il Belgio e la famiglia reale faticano ancora a metabolizzare questa pagina infame della loro storia: nessuna autocritica, ma anzi la rivendicazione che “dal punto di vista del sentimento familiare, nessuno nella famiglia reale ha piacere di vedere questa campagna contro Leopoldo II”. (d.t.)