Fine marzo con freddo ventoso e polveri kazake

14meteoSi è riaffacciato il sole, nell’ultimo pomeriggio di marzo, dopo la variabilità protrattasi per tutta la settimana che qui si va ad esaminare. L’aria molto fredda e asciutta affluita all’inizio della terza decade aveva riportato un cielo sgombro e terso, ma, purtroppo, a prezzo di una marcata diminuzione delle temperature minime e di tardive, forti gelate. Il freddo si era raccolto bene nelle valli proprio a motivo del placarsi del vento la notte del 24 marzo, prima che la stessa tramontana riprendesse a soffiare con impeto persino maggiore. Il 25 e il 26, infatti, il continuo lavorìo delle “folate orrende”, notte e dì, abbassava bene al di sotto della norma principalmente le temperature massime, discese a livelli invernali.
Le precipitazioni, che interessavano soprattutto le aree più orientali della Toscana (parte della provincia di Firenze e quasi tutta quella di Arezzo) nonché province romagnole e marchigiane solo per restare al Centro-Nord, graziavano invece zone più occidentali come la nostra, eccetto qualche imbiancata sui rilievi. Con quell’aria pungente, cruda e asciutta, se si fosse creata una figura barica favorevole ad un addolcimento d’aria in quota, sarebbe stata neve fino a fondovalle.
14meteo_tabellaNaturalmente, in presenza di correnti aeree così intense, lo scaccianeve recava fiocchi dai monti e dai valichi fino a valle. Fra decine di raffiche a 60-65 km/h per tre giorni, l’anemometro posto sulla torretta che a Pontremoli si eleva dall’intersezione dei tetti di un’ala del Seminario e del Liceo Vescovile, registrava una velocità massima istantanea di 73,4 km/h alle ore 21,55 di giovedì 26. Un vento molto forte, dunque, ma non ai livelli di altri episodi che ora sarebbe lungo elencare.
Il 27, persistendo ancora una tramontana più che gagliarda, l’aria iniziava a farsi meno rigida. In serata, l’avvezione più fredda poteva dirsi conclusa, mentre la temperatura massima di un giorno diveniva la minima del successivo.
Sabato 28, oltre al ritorno di un cielo poco nuvoloso con sole dominante, si notava una sensibile opacità dell’atmosfera non dovuta a foschia. Si apprendeva, infatti, che il pesante aerosol e il colore giallastro del cielo, segnalato un po’ da tutte le regioni italiane e non solo, dipendeva dalle polveri trasportate dalla lontana regione del Mar Caspio ad opera delle forti correnti da est dei giorni precedenti. Una volta tanto, dunque, le gocciolate e i piovaschi del pomeriggio-sera del 26 marzo contenevano polveri euroasiatiche anziché sahariane.
Domenica 29, poco a poco, quella sorta di caligine veniva meno da mane a sera, senza però poter ancora osservare un orizzonte limpido. Lunedì 30, lo sviluppo di nubi ad evoluzione diurna sfociava in qualche tenue fenomeno pomeridiano (più avvertito in Appennino); a seguire, in serata, si ripresentavano le correnti boreali destinate a recare un altro calo della temperatura nella giornata di martedì 31 come detto in apertura.

a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni