L’emergenza sanitaria che sta attraversando il Paese mette alla prova la maturità di tutto il popolo italiano. Mai come oggi, malgrado certe superficialità, ci si rende conto che nessuno è un’isola, ma che tutti facciamo parte di un continente. Normalmente non ci si rende conto di questo tutti presi, come siamo, dai nostri interessi. Forse era necessario che accadesse questa epidemia da coronavirus per capire che il contagio può essere alla porta di ognuno e che tutti dipendiamo dai comportamenti corretti operati da ogni singola persona e da chi le sta accanto.
Sperimentare la propria fragilità può diventare una opportunità di crescita come singoli e come Paese. Non mancano i disorientamenti nel mondo cattolico. Il divieto di ogni forma di assemblea priva i credenti della Messa domenicale, delle celebrazioni di matrimoni, battesimi, funerali e di tutte le attività di gruppo come riunioni, oratorio ecc.
Questa quarantena della Chiesa è un fatto assolutamente inedito nella storia del nostro Paese e questo ci dice anche della gravità del momento. Per gran parte dei credenti è pesante il “digiuno eucaristico”. In altri tempi avevamo sperimentato le domeniche senza auto, oggi per la prima volta sperimentiamo la domenica senza Messa, del cuore della vita del cristiano.
Nel nostro Paese non c’è solo la fragilità politica o sociale o economica. C’è anche una fragilità di fede. Questo può essere l’occasione per crescere. La fede non è fatta solo di partecipazione alle “funzioni”, è fatta di incontro e di comunione personale con Cristo e con i fratelli. Oggi siamo chiamati a vivere e a santificare la domenica – si potrebbe dire anche la vita quotidiana – in un modo diverso e inedito.
Questo è il momento della fede e della preghiera. Ognuno è chiamato ad addentrarsi nel “silenzio della propria camera” e lì prendere in mano la Parola di Dio, la corona del Rosario, le stazioni della Via Crucis, la comunione spirituale… e sostenere spiritualmente tutti, dai malati agli operatori della sanità a tutti i livelli che sono sul fronte dell’emergenza.
Nessuno deve sentirsi abbandonato. Le chiese resteranno aperte per coloro che singolarmente vorranno andare per un incontro ravvicinato con l’Eucaristia o per le proprie necessità spirituali non ultima la confessione. Se è vero che i fedeli sono dispensati dal precetto festivo, non sono dispensati dal santificare la festa. Ci sono canali televisivi, come Sat 2000 o la rete di Padre Pio, o stazioni radio che possono aiutare nella santificazione della festa e del quotidiano con la celebrazione di S. Messe o la recita del Rosario.
I fedeli devono sapere che, anche senza la presenza del popolo di Dio, i sacerdoti celebreranno le Messe per continuare ad offrire al Padre il sacrificio del Cristo e di tutto il popolo di Dio.